Obesita’ tra i 30 e i 40 anni comporta maggiori rischi di demenza senile

Un’obesità comparsa in giovane età (30-40 anni) corrisponde, secondo una nuova ricerca, ad un maggiore rischio di declino cognitivo in età avanzata

Essere obesi quando si è giovani, in particolare nella fascia d’età che va dai 30 ai 40 anni, può rivelarsi molto pericoloso per il futuro. A dirlo uno studio che ha messo in correlazione obesità e comparsa di malattie come demenza senile e Alzheimer.

La ricerca, condotta da un team dell’Università di Oxford e pubblicata sul Postgraduate Medical Journal, è giunta a questa conclusione analizzando i dati in possesso degli ospedali inglesi relativi a 450mila pazienti obesi che vi erano transitati tra il 1999 e il 2011.

Dividendo il campione individuato a seconda dell’età e confrontando le varie cartelle mediche con particolare attenzione alle diverse situazioni cliniche dei pazienti, gli scienziati hanno notato che un’obesità comparsa in giovane età (30-40 anni) corrispondeva ad un maggiore rischio di declino cognitivo. Successivamente invece, nei decenni a venire, scendeva di circa il 20% ogni 10 anni.

La spiegazione è semplice: una situazione di obesità prolungata nel tempo porta a degli scompensi fisici molto rilevanti come ipertensione, aterosclerosi e possibile comparsa di diabete. Una volta che le arterie si sono indurite non ossigenano bene il cervello e più facilmente possono comparire demenza e Alzheimer.

La situazione, a detta degli studiosi, si capovolge invece in età avanzata quando, soprattutto nella fascia 70-80 anni, un po’ di grasso in più aiuterebbe invece a tenere lontana la demenza senile, riducendo il rischio del 22%.

Francesca Biagioli

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