Dal CAI arriva un No categorico alle moto e ai quad sui sentieri di montagna e sulle mulattiere, oltre che nei boschi. Si tratta di mezzi di trasporto che possono procurare danni all'ambiente e diventare pericolosi per i turisti e per gli escursionisti. Il Club Alpino Italiano fa riferimento a una serie di normative regionali che favoriscono un uso inappropriato della montagna.
Dal CAI arriva un No categorico alle moto e ai quad sui sentieri di montagna e sulle mulattiere, oltre che nei boschi. Si tratta di mezzi di trasporto che possono procurare danni all’ambiente e diventare pericolosi per i turisti e per gli escursionisti. Il Club Alpino Italiano fa riferimento a una serie di normative regionali che favoriscono un uso inappropriato della montagna.
Il CAI chiede dunque la creazione di un quadro normativo nazionale, a cominciare dal Codice della Strada, che possa definire in modo preciso quali siano i sentieri e le mulattiere dove sarà possibile soltanto il traffico non motorizzato.
Le regioni sotto la lente di ingrandimento sono l’Emilia Romagna e la Lombardia. In Lombardia da pochi giorni è stato approvato un progetto di legge che consente ai Sindaci dei Comuni lombardi di autorizzare lo svolgimento di manifestazioni che prevedano l’impiego di mezzi a motore su sentieri mulattiere e boschi.
In Emilia Romagna, invece, già un anno fa è stata approvata una legge che prevede la possibilità di percorrere i sentieri anche con mezzi a motore. Si tratta di una legge nata per valorizzare la rete escursionistica dell’Emilia Romagna che però purtroppo non sembra tenere conto dell’impatto negativo sull’ambiente che l’utilizzo dei comuni mezzi di trasporto potrebbe avere in luoghi delicati come boschi e sentieri.
Lombardia e Emilia Romagna sono in ogni caso soltanto due esempi. Il CAI infatti ha ribadito che si tratta di un problema nazionale. Motociclette e quad, a parere del Club Alpino Italiano, rischiano di scoraggiare la presenza di turisti sia italiani che stranieri nelle zone montane, dato che si tratta per lo più di viaggiatori alla ricerca di oasi di pace e di tranquillità, che vorrebbero essere liberi di fare trekking in totale sicurezza, lontani da qualsiasi tipo di traffico.
“Il nostro Paese è percorso da una rete di itinerari di lunga percorrenza di grande valore naturalistico, storico e devozionale, che si appoggia in massima parte sulla rete sentieristica. Le numerose presenze di viaggiatori a piedi, provenienti spesso da altri paesi europei ed extraeuropei, su questi itinerari, dove vengono attivate iniziative imprenditoriali agro-turistiche anche da parte di giovani con possibili futuri sviluppi per l’economia montana, sarebbe fortemente disincentivata dalla convivenza con motociclette e quad” – ha comunicato il CAI.
Ecco dunque un No fermo al traffico motorizzato indiscriminato sui sentieri di montagna. Tutto ciò non sarebbe un problema se il Codice della Strada fornisse una definizione precisa di sentieri e mulattiere e di tutti i tratti da escludere dal passaggio di moto, quad e altri veicoli. Siamo probabilmente di fronte a una delle classiche incongruenze all’italiana. In più, per promuovere il turismo in montagna si rischiano di mettere a repentaglio ambiente, paesaggio e le stesse presenze dei viaggiatori. Sarebbe meglio, piuttosto, impegnarsi per migliorare i sentieri segnalati e per fornire mappe gratuite ai turisti e guide che li aiutino ad attraversarli a piedi con tutta calma e senza pericoli.
Marta Albè
Leggi anche: