La medicina ayurvedica verso il sistema sanitario nazionale. Intervista al Dott. Antonio Morandi

Oggi la medicina Ayurvedica è riconosciuta dalla Federazione degli Ordini dei Medici e un recente documento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) invita i governi a integrare le medicine tradizionali e non convenzionali nei sistemi sanitari nazionali, per un approccio al paziente più completo e basato in primo luogo sulla prevenzione. Ne abbiamo parlato con il Dott. Antonio Morandi, direttore della Scuola Ayurvedic Point di Milano.

La salute non è guarire da un sintomo, ma uno stile di vita che ci salvaguarda dalle malattie e ci assicura un alto livello di benessere. Come altre “medicine tradizionali”, anche l’Ayurveda parte da questo concetto per curare patologie di ogni genere, comprese quelle croniche legate all’invecchiamento.

Oggi la medicina Ayurvedica è riconosciuta dalla Federazione degli Ordini dei Medici e un recente documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) invita i governi a integrare le medicine tradizionali e non convenzionali nei sistemi sanitari nazionali, per un approccio al paziente più completo e basato in primo luogo sulla prevenzione. Ne abbiamo parlato con il Dott. Antonio Morandi, direttore della Scuola Ayurvedic Point di Milano, che nei prossimi giorni interverrà come relatore a Torino, al 4° Workshop Nazionale IMAGE – Incontri sul Management della Green Economy, dedicato al tema “Medicina ambientale e salute: verso la smart health“.

Dottor Morandi, partiamo da una definizione: che cosa si intende, di preciso, quando si parla di medicina ayurvedica?

Intendiamo una medicina tradizionale indiana. La sua importanza, per la medicina in generale, è il fatto che ci permette di riscoprire le origini della nostra medicina. L’Ayurveda concepisce mente e corpo come una cosa sola. Nella medicina ayurvedica non ci si limita a far passare un sintomo: l’obiettivo è cercare un riequilibrio con i ritmi della natura.

Per quali malattie, in particolare, le persone possono ricorrere all’Ayurveda?

La medicina Ayurvedica è riconosciuta dall’OMS come medicina tradizionale e può curare tutti i tipi di patologie. Ha una spiccata predisposizione per il trattamento delle malattie croniche collegate all’invecchiamento, così come per la prevenzione delle malattie, attraverso lo stile di vita.

Alla fine dell’anno scorso, l’OMS ha lanciato la strategia 2014-2023 sulle medicine tradizionali. Che importanza ha questo documento?

È un passo avanti. L’OMS consiglia ai governi di introdurre queste medicine nei sistemi sanitari nazionali per le loro qualità preventive, legate al fatto che esse attingono a stili e abitudini di vita delle popolazioni da secoli…

Morandi ayurveda

Quanto ancora la medicina Ayurvedica sconta i pregiudizi di quanti la ritengono una specie di “magia”?

La medicina Ayurvedica è riconosciuta dalla Federazione degli Ordini Nazionali dei Medici, garante di obiettività e scientificità. I pregiudizi verso le medicine non convenzionali ci sono, e arrivano in gran parte dai medici più che dai pazienti. L’origine è spesso l’ignoranza: quando poi si ha la possibilità di spiegare di cosa si tratta, c’è un atteggiamento di apertura. La medicina Ayurvedica è profondamente diversa da quella convenzionale: non è semplicemente dare una medicina, non c’è un prontuario dei farmaci, ma presuppone un‘analisi complessiva della persona e dei diversi fattori che influiscono sulla salute. Il coinvolgimento del medico è molto importante, ma questo prevede allo stesso tempo una maggiore cultura. Oggi invece, se una persona ha mal di testa e va dal medico, si vede spesso prescrivere un analgesico, senza un’analisi delle possibili cause, tra le quali c’è per esempio anche il fatto di non respirare bene.

Oggi in Italia è possibile poter ricevere cure Ayurvediche in un ospedale pubblico?

No. Anche se c’è il riconoscimento della Federazione degli ordini dei medici, manca quello del sistema legislativo. L’OMS raccomanda ai governi proprio di fare questo: dice loro di integrare le medicine non convenzionali nei sistemi sanitari nazionali. Contro queste scelte però pesano molto le industrie farmaceutiche. Allo stesso tempo, l’integrazione dell’Ayurveda richiede un cambiamento culturale non solo di come si intende il concetto di salute, ma anche del modo di concepire la gestione pubblica e la qualità dell’assistenza ai cittadini.

Veronica Ulivieri

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