Acqua potabile dall’urina. Non si tratta di fantascienza ma di un progetto già attivo nello spazio, che ora raggiungerà le Università del Marocco. Si tratta di portare il riciclo agli estremi per ottenere acqua pura in mancanza di altre risorse. La tecnologia che all’inizio era stata sviluppata dall’European Space Agency (ESA) ora garantirà acqua potabile a 1200 studenti delle università del Marocco.
Acqua potabile dall’urina. Non si tratta di fantascienza ma di un progetto già attivo nello spazio, che ora raggiungerà le Università del Marocco. Si tratta di portare il riciclo dell’urina agli estremi per ottenere acqua pura in mancanza di altre risorse. La tecnologia, che all’inizio era stata sviluppata dall’European Space Agency, ora garantirà acqua potabile a 1200 studenti delle università del Marocco.
Lo scorso anno avevamo intervistato Luca Parmitano, che ci aveva spiegato che a bordo della Stazione Spaziale Internazionale lo spreco è bandito. Si riciclano le acque grigie e i rifiuti organici liquidi per ottenere acqua potabile e gli imballaggi dei prodotti utilizzati sono ridotti al minimo.
La stessa tecnologia dallo spazio ora arriva sulla terraferma per garantire acqua potabile dove le falde sono contaminate, come a Sidi Taibi, un villaggio del Marocco. Nella zona le risorse idriche sotterranee risultano inquinate dai fertilizzanti di sintesi. Per risolvere il problema, l’Università di Keintra ha deciso di collaborare con l’Unesco per applicare la tecnologia dell’ESA presso i propri edifici.
Il processo di purificazione dell’urina e delle acque grigie è alimentato dall’energia solare e dall’eolico. Si utilizzano membrane in ceramica e in materiali naturali che costituiscono filtri molto fitti, in grado di bloccare le sostanze indesiderate, con particolare riferimento ai nitrati. Gli esperti sono al lavoro per sviluppare ulteriormente la nuova tecnologia e per utilizzare ulteriori elementi, come alghe, batteri utili e filtri ancora più avanzati.
La situazione d’emergenza del Marocco ha condotto a ricorrere ad estremi rimedi, come il riciclo dell’urina per ottenere acqua potabile. Certo, a prima vista il progetto può sembrare piuttosto bizzarro o inusuale, ma sarebbe davvero risolutivo. Un sistema analogo fu installato nel 2005 presso la Concordia Research Base ed ha funzionato senza problemi fino ad oggi, con rari interventi di manutenzione.
La tecnologia dell’ESA potrebbe svilupparsi fino a garantire acqua potabile dall’urina per intere città. Sembra proprio che in un futuro la “pipì” non sarà soltanto una fonte utile per ottenere carburante o energia, ma anche una risorsa da non sottovalutare per avere a disposizione acqua potabile nelle zone in cui l’oro blu scarseggerà.
Marta Albè
Fonte foto: greenprohet.com
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