Un studio condotto dalla University of North Dakota ha evidenziato che anche dosi considerate sicure di aspartame causano cambiamenti a livello neuro comportamentale
Ogni tanto l’attenzione si riaccende sul tema aspartame, dolcificante artificiale che la Food and Drug Administration considera sicuro fin dagli anni ’80 nonostante diversi studi ne hanno messo in luce la pericolosità o quanto meno i possibili danni dovuti ad un uso eccessivo e prolungato nel tempo.
Anche l’Ue, tramite l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha reputato questa sostanza sicura redigendo una nuova valutazione dei rischi alla fine del 2013. Non tutta la comunità scientifica, però, concorda e anche Report ha dedicato una puntata a questo dolcificante arrivando a conclusioni diametricalmente opposte rispetto a quelle delle fonti ufficiali.
Adesso arriva un’altra voce fuori dal coro. Si tratta dello studio condotto da un team di ricercatori della University of North Dakota e pubblicato su Pub Med in cui si è voluto analizzare gli effetti dell’aspartame su un gruppo di 28 studenti sani sottoposti ad una prova in doppio cieco della durata di 4 settimane.
La dose considerata sicura dalla Food and Drug Administration è di 50mg per chilo corporeo al giorno (in Europa è di 40mg/chilo), i ricercatori però hanno scelto di testare solo la metà di questa dose. Ai partecipanti sono stati dati per 8 giorni tre pasti e due spuntini che contenevano grandi quantità di aspartame (25 mg/kg di peso corporeo al giorno) tra cui budini, gelatine, gelati, bevande, ecc. Al termine i partecipanti hanno fatto un periodo di stop di due settimane per poi passare per altri 8 giorni ad una dieta a ridotto contenuto di aspartame.
I risultati hanno evidenziato che anche dosi considerate sicure di aspartame causano cambiamenti a livello neurocomportamentale tra cui funzioni cognitive più basse, depressione e irritabilità. Si è notato anche che, quando i partecipanti erano sottoposti a dieta ad alto consumo di aspartame, la capacità di orientarsi a livello spaziale era più bassa rispetto a quando non assumevano questa sostanza. Tutto ciò conferma i risultati di un precedente studio condotto su 90 studenti universitari che aveva tra l’altro evidenziato dei veri e propri vuoti di memoria negli studenti che assumevano molto aspartame.
Le ricerche sugli effetti neurocomportamentali del consumo di aspartame scarseggiano ancora e invece sarebbero più che mai necessarie, sottolinea il team di scienziati. Tutti ancora da valutare, poi, sono gli effetti a lungo termine del consumo di questa sostanza.
Dato che la faccenda sembra essere ancora controversa e che non si tratta di una sostanza naturale, nel dubbio meglio evitarla, utilizzando altri tipi di dolcificanti e stando attenti a leggere bene le etichette dei prodotti in commercio.
Francesca Biagioli
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