Con il progetto Ste si chiede aiuto ai turisti subacquei per raccogliere dati sulla biodiversità marina del Mar Rosso e promuovere un turismo sostenibile
Turismo sostenibile: come preservare la biodiversità delle scogliere coralline del Mar Rosso? Semplice: chiedendo aiuto ai turisti appassionati esperti di diving che ogni anno affollano le fantastiche acque di Sharm-el-Sheikh e dintorni e trasformarli in biologi marini.
Dopo lo stop imposto dalla Farnesina per le mete turistiche egiziane, riparte il progetto Scuba Tourism for the Environment–Red Sea Biodiversity Monitoring Program (Ste), varato dal Marine Science Group (Msg) del Dipartimento di Biologia Evoluzionistica Sperimentale dell’Università di Bologna.
Lo scopo è questo: rivolgersi proprio ai volontari che fanno immersioni nelle località del Mar Rosso, in un’autentica logica di citizen science, ovvero il ricorso alla disponibilità di comuni cittadini per fini scientifici e per raccogliere dati sullo stato della biodiversità delle barriere coralline. E, perché no, per promuovere una sana educazione ambientale e contribuire allo sviluppo di un turismo sostenibile.
Quindi, non solo a Sharm el-Sheikh, ma anche a Marsa Alam, Berenice, oppure nell’Egitto meridionale, nel Sudan, fino a Yanbù Al-Bahr e Rabigh sulla costa araba, i turisti subacquei potranno raccogliere osservazioni per costruire un quadro completo delle barriere coralline.
COME FUNZIONA – È ovvio che, per quanto esperti del mondo sottomarino, i turisti subacquei hanno bisogno di una preparazione per svolgere per bene un simile compito. È per questo che i ricercatori dell’Msg impartiscono regolarmente ai turisti volontari delle lezioni di biologia marina, tramite seminari su come osservare e avvicinarsi alla barriera corallina, sulle giuste tecniche di immersione e sulle varie problematiche di conservazione delle specie.
Fatto ciò, ciascun turista volontario dovrà, su uno specifico monitoraggio di 65 parametri di una sessantina di specie di interesse e la loro frequenza di distribuzione, riportare gli organismi che sono stati avvistati e la loro abbondanza. In più, dovranno saper censire anche i coralli morti, sbiancati, rotti o i rifiuti. Alla fine, i dati raccolti verranno validati da studenti e ricercatori dell’Msg che avranno a loro volta raccolto dettagli e osservazioni. Alla fine si confronteranno le schede dei ricercatori con quelle dei immersionisti.
Dal 1999 sono state raccolte 30mila schede che hanno dato indicazioni importanti sulla biodiversità marina di 114 siti del mar Rosso. Ste è diventato così il più grande monitoraggio ambientale dei coralli del Mar Rosso. Nonostante la grave situazione geo-politica in cui versa l’Egitto, anche nel 2013 si sono raccolte grazie al progetto ben 2500 schede, su un totale di 114 siti monitorati.
Ma perché ci si preoccupa della sopravvivenza dei coralli? Beh, si spera quanto meno che un monitoraggio costante, l’educazione e il coinvolgimento di chi fa snorkeling e una registrazione completa dello stato delle barriere coralline di queste parti come del resto del mondo, possano aiutare a tutelare al meglio questi paradisi della biodiversità minacciati dall’uomo. Ogni anno, infatti, tra l’1 e il 2% delle barriere coralline mondiali vengono distrutte, soprattutto dall’inquinamento dei litorali e dai cambiamenti climatici.
Tutti pronti, allora, per un’immersione sostenibile!
Germana Carillo
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