Buco dell’ozono: scoperti 4 nuovi gas responsabili

Individuati da alcuni scienziati britannici 4 nuovi gas responsabili del buco dell'ozono. 3 sono clorofluoricarburi

Quattro nuovi gas responsabili del fenomeno del buco dell’ozono sono stati scoperti da un gruppo di ricerca dell’Università East Anglia in Gran Bretagna. Inutile dire che i 4 gas sono tutti prodotti dall’uomo!

Queste sostanze sarebbero state immesse nell’atmosfera a partire dagli anni ’60 (è per questo che la provenienza è senz’altro umana) ma gli studiosi, che hanno visto pubblicata la loro ricerca su Nature Geoscience, hanno notato come le concentrazioni in atmosfera di alcuni di questi gas siano aumentate giorno dopo giorno nel corso degli ultimi 50 anni.

Delle 4 sostanze individuate dagli scienziati, 3 fanno parte dei clorofluorocarburi e una degli idroclorofluorocarburi. Sarebbero in particolare i primi ad essere responsabili del buco dell’ozono che già da tempo si è creato sopra l’Antartide.

Per valutare la situazione, il gruppo di ricerca coordinato da Johannes Laube, ha preso dei campioni atmosferici in Tasmania e in Groenlandia. Secondo i calcoli effettuati, l’emissione di questi 4 nuovi gas in realtà sarebbe da considerare piccola (circa 74.000 tonnellate nell’anno 2012), “piccola” in rapporto al fatto che negli anni ’80 i clorofluorocarburi nell’atmosfera erano stimati in circa un milione di tonnellate.

“Piccola” ma comunque dannosa e fuori legge dato che queste sostanze, sottolineano i ricercatori, sono in contrasto con il Protocollo di Montreal, il trattato internazionale dell’89 nato per far in modo che vengano ridotte gradualmente (fino a totale scomparsa) tutte le sostanze che provocano danni allo strato di ozono.

Purtroppo però, come ha dichiarato Laube: ”la normativa presenta delle scappatoie che permettono ancora qualche utilizzo di queste sostanze”.

Da dove esattamente vengono emessi questi gas? Gli esperti non hanno una risposta certa, probabilmente dalla produzione di insetticidi e detergenti per la pulizia di prodotti elettronici. Il problema che hanno fatto presente i ricercatori, tra l’altro, è che, anche smettendo immediatamente di utilizzare queste sostanze, esse rimarranno nell’atmosfera ancora per decine di anni data la caratteristica di questi gas di dissolversi lentamente.

Francesca Biagioli

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