Reati ambientali: 4 nuovi delitti nel codice penale. Ora parola al Senato

Disastro ambientale, inquinamento, traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività e impedimento del controllo: eccoli i nuovi 4 reati ambientali previsti dal disegno di legge che ha avuto il via libera alla Camera

Disastro ambientale, inquinamento, traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività e impedimento del controllo: eccoli i nuovi 4 reati ambientali previsti dal disegno di legge che ha avuto il via libera alla Camera.

Il ddl porterà all’introduzione di quei 4 nuovi delitti ambientali nel codice penale, aggiornando in questo modo una serie di norme obsolete e aggiungendo anche aggravanti per quando riguardo la ecomafie, sconti di pena per chi si ravvede, condanna al ripristino e raddoppio dei tempi di prescrizione.

Il testo è stato approvato con 386 sì, 4 no e 45 astenuti, passando così al Senato. Tutti i gruppi hanno votato a favore, tranne Lega e Fi che si sono astenuti.

“L’approvazione del ddl sui reati ambientali è un passaggio importantissimo: se ne parla da 20 anni, ora esiste finalmente un testo che rappresenta un riordino complessivo ed organico della materia e delle sanzioni, predisposte secondo un sistema proporzionale e congruo”, ha detto il neo ministro della Giustizia, Andrea Orlando, fino a pochi giorni fa all’Ambiente.

Ecco i nuovi 4 reati:

DISASTRO AMBIENTALE: ora chi altera gravemente o irreversibilmente l’ecosistema o compromette la pubblica incolumità verrà punito con il carcere da 5 a 15 anni

INQUINAMENTO AMBIENTALE: chi deteriora in modo rilevante la biodiversità (anche agraria) o l’ecosistema o lo stato del suolo, delle acque o dell’aria sarà punito con la reclusione da 2 a 6 anni (e la multa da 10mila e 100mila euro). Se non vi è dolo ma colpa, le pene sono diminuite da un terzo alla metà. Scattano invece aumenti di pene per i due delitti se sono commessi in aree vincolate o a danno di specie protette

TRAFFICO E ABBANDONO DI MATERIALE DI ALTA RADIOATTIVITÀ: punisce con il carcere da 2 a 6 anni (e multa da 10mila a 50mila euro) chi commercia e trasporta materiale radioattivo o chi se ne disfa abusivamente

IMPEDIMENTO DEL CONTROLLO: chi nega o ostacola l’accesso o intralcia i controlli ambientali rischia la reclusione da 6 mesi a 3 anni.

Gela petrolio

AGGRAVANTI – Le aggravanti scattano in presenza di associazioni mafiose pronte a commettere delitti contro l’ambiente o a manipolare concessioni e appalti in materia ambientale scattano le aggravanti. Ma le aggravanti sono previste anche nel caso in cui si tratta di una “semplice” associazione a delinquere e nel caso della partecipazione di pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio.

SCONTI PENA e RADDOPPI – Le pene vengono ridotte da metà a due terzi nel caso di “ravvedimento operoso”, se l’imputato evita conseguenze ulteriori, aiuta i magistrati a individuare colpevoli o provvede alla bonifica e al ripristino; mentre per i delitti ambientali i termini di prescrizione raddoppiano. Se poi si interrompe il processo per dar corso al ravvedimento operoso, la prescrizione è sospesa.

CONFISCA e RIPRISTINO – In caso di condanna o patteggiamento della pena sarà sempre ordinata la confisca dei beni che costituiscono il prodotto o il profitto del reato e delle cose che sono servite a commetterlo o comunque di beni di valore equivalente nella disponibilità (anche indiretta o per interposta persona) del condannato. In più, il giudice sarà sempre tenuto a ordinare il recupero e, dove tecnicamente possibile, il ripristino dello stato dei luoghi a carico del condannato.

Infine, col ddl compaiono anche la “giustizia riparativa“, ossia la regolarizzazione attraverso l’adempimento a specifiche prescrizioni (in caso di adempimento il reato si estingue) e il “coordinamento delle indagini”: in presenza dei delitti contro l’ambiente, cioè, il pm che indaga dovrà darne notizia al procuratore nazionale antimafia.

Eccoli, reati e punizioni che aspettavamo da tempo, qui nella Terra dei Fuochi piegata in due dal traffico illecito dei rifiuti, qui a Marghera, a Priolo, a Sulcis. La prima proposta di introdurre nel codice penale questo tipo delitti risale al 1998, accanto alle disposizioni sostanziali e processuali contro il fenomeno criminale dell’ecomafia.

“È un importante primo passo in avanti l’approvazione da parte della Camera del DDL che introduce nel codice penale i reati ambientali – ha dichiarato Dante Caserta, Presidente del WWF Italia – Finalmente il nostro Paese può, se al Senato verrà garantita una corsia preferenziale a questo provvedimento, mettersi al passo con gli altri paesi europei nella lotta ala criminalità ambientale. Può essere questo un tassello importante e un biglietto da visita positivo anche in vista del semestre di presidenza europeo dell’Italia che inizia a luglio”.

Anche Legambiente è intervenuta sottolineando che possano essere apportate alcune modifiche migliorative al presente disegno di legge con il passaggio al Senato. La novità rappresenta comunque un segno di progresso per l’Italia,

“da venti anni aspettavamo l’inserimento dei delitti contro l’ambiente nel codice penale per poter combattere con strumenti efficaci la criminalità ambientale” – ha dichiarato il direttore generale di Legambiente Rossella Muroni -. “Si tratta di una riforma di civiltàindispensabile per il nostro Paese. È un primo passo avanti per colpire con pene adeguate chi specula e guadagna impunemente danneggiando l’ambiente e mettendo a rischio la sicurezza e la salute dei cittadini“.

Germana Carillo

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