L’Italia persevera nella propria forte opposizione agli Ogm. La speranza è che sia proprio il nostro Paese, durante il semestre di presidenza UE, a stabilire chiare norme per quanto riguarda il divieto di coltivazione di Ogm in Europa. Nel frattempo però. all’interno dei confini dell’Unione, gli Ogm sono ancora presenti, così come altrove nel mondo.
L’Italia persevera nella propria forte opposizione agli Ogm. La speranza è che sia proprio il nostro Paese, durante il semestre di presidenza UE, a stabilire chiare norme per quanto riguarda il divieto di introdurre nuovi Ogm in Europa. Nel frattempo però. all’interno dei confini dell’Unione, gli Ogm sono ancora presenti, così come altrove nel mondo.
L’Italia si oppone agli Ogm soprattutto per difendere la propria biodiversità e il lavoro degli agricoltori locali che operano nella produzione di alimenti tradizionali. Le contaminazioni di coltivazioni convenzionali e biologiche da parte di colture Ogm sono ormai una minaccia concreta, che si è manifestata più volte nel mondo. Dire No agli Ogm significa proteggere la produzione agro-alimentare locale ed evitare agli agricoltori di trasformarsi in schiavi delle multinazionali e dei loro brevetti.
Non in tutto il mondo, però, l’opposizione agli Ogm è così forte come in Italia. La coltivazione di Ogm è infatti in crescita in diversi Paesi. Secondo i dati comunicati dall’International service for the acquisition of agri-biotech applications (Isaaa), gli ettari coltivati con varietà geneticamente modificate nel mondo sono saliti del 3% nel 2013, rispetto al 2012, per un totale di 172,5 miliardi.
L’Europa rappresenta fortunatamente un fanalino di coda, dopo la recente opposizione all’introduzione del nuovo mais Ogm di Pioneer. Ciò non significa però che la coltivazione di Ogm non sia attualmente in corso in Europa. La Spagna sembra contare ancora molto sugli Ogm, a cui ha dedicato il 94% dei propri investimenti in agricoltura. Nella sola Spagna gli ettari coltivati ad Ogm raggiungono il totale di 136.962. Mentre nel resto d’Europa si evidenziano soltanto 9 mila ettari in totale, suddivisi tra Repubblica Ceca e Slovacca, Romania e Portogallo.
La patria degli Ogm è ancora rappresentata dagli Stati Uniti, che detengono la leadership mondiale e che sono seguiti immediatamente dal Brasile, che conta 40,3 milioni di ettari coltivati con organismi geneticamente modificati. Al di fuori dell’Europa, in Cina e India, prosegue la piaga del cotone transgenico, con 7,5 milioni e 11 milioni di ettari rispettivi.
Il cotone Ogm viene coltivato anche in Sudan, Burkina Faso e Sudafrica. In Brasile è stata da poco avviata la coltivazione di una tipologia di soia super-resistente agli erbicidi, che inizierà ad essere commercializzata nel 2015. Negli Stati Uniti sono oltre 70 milioni gli ettari di terreno agricolo coltivati ad Ogm. In Italia l’opposizione dei cittadini sta salvando il Paese dalla trappola Ogm. La speranza è che la politica italiana ed europea possa continuare a difendere la tipicità delle coltivazioni presenti nel nostro Paese senza cedere alle promesse di crescita economica e presunti guadagni facili.
Per maggiori informazioni: www.isaa.org.
Marta Albè
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