Bangladesh: una nuova centrale a carbone minaccia la foresta di mangrovie più grande del mondo

Bangladesh, centrale a carbone di Rampal. Il Governo del Bangladesh sta progettando la costruzione di una nuova centrale a carbone per la produzione di energia elettrica. La popolazione si trova in allarme poiché si teme che l’impianto possa danneggiare la più grande foresta di mangrovie del mondo, fondamentale per proteggere il territorio del Paese dai cambiamenti climatici, dai cicloni e dalle inondazioni.

Il Governo del Bangladesh ha dato il via libera alla costruzione di una nuova centrale a carbone per la produzione di energia elettrica. La popolazione si trova in allarme poiché teme che l’impianto possa danneggiare la più grande foresta di mangrovie del mondo, fondamentale per proteggere il territorio del Paese dai cambiamenti climatici, dai cicloni e dalle inondazioni.

La costruzione della centrale a carbone da 1320 megawatt ha avuto inizio a sole dieci miglia dalla foresta di Sundarbans, che si estende su territori appartenenti al Bangladesh e all’India, con particolare riferimento al Bengala Occidentale. La foresta di mangrovie è Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1997.

La sua collocazione, nel delta del fiume Gange, è allo stesso tempo delicata e strategica. Si tratta di un perfetto habitat naturale attraversato da una rete di vie d’acqua soggette a maree, che svolge l’importante compito di proteggere Bangladesh e India dagli eventi climatici che minacciano maggiormente la popolazione. La foresta di mangrovie ospita la tigre del Bengala, oltre a numerose specie di coccodrilli, uccelli, cetacei e serpenti, in un vero e proprio paradiso della biodiversità.

Il progetto per la costruzione della centrale a carbone di Rampal avrebbe dovuto essere inaugurato lo scorso 22 ottobre, con la posa della prima pietra. In realtà la cerimonia ufficiale non ha avuto luogo, probabilmente per il timore di episodi di protesta, e l’accordo tra le autorità governative di India e Bangladesh sarebbe avvenuto via Skype già all’inizio di ottobre.

A settembre si era svolta sul luogo una marcia di protesta che aveva attirato almeno 20 mila persone. Chi si oppone alla costruzione della centrale a carbone sostiene che sarà causa di distruzione per la foresta di mangrovie e di inquinamento irreparabile dovuto sia alle emissioni nocive dell’impianto stesso, sia al trasporto del carbone, che agli scarichi della centrale nelle acque circostanti.

La centrale a carbone rischia di mettere in serio pericolo la vita di almeno mezzo milione di persone, che dipendono dalla foresta per sopravvivere. L’impatto ambientale dell’impianto viene giudicato negativo e irreversibile, mentre il Governo considera la centrale essenziale per produrre energia per i 150 milioni di abitanti del Bangladesh, la metà dei quali non ha accesso alla rete elettrica.

La costruzione della centrale è parte di un ambizioso progetto governativo, che mira a raggiungere i 20 mila megawatt di produzione energetica entro il 2021. In nome del progresso verranno messe a rischio le vite di milioni di persone, a causa dell’inquinamento, gli ecosistemi naturali e le centinaia di specie animali che li popolano. Siamo davvero disposti a pagare un prezzo tanto alto per una crescita economica senza limiti?

Marta Albè

Fonte foto: exotictoursbd.com

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