Parkcycle. Le aree verdi in città scarseggiano o non sono nel luogo che vorreste? Ecco la soluzione. Si tratta di Parkcycle, il parco mobile trainato da una bicicletta, una sorta di grande aiuola verde su cui sdraiarsi in tutto relax. Il progetto è nato in Azerbaigian ed ora una serie di parchi mobili sta già circolando per la capitale.
Le aree verdi in città scarseggiano o non sono dove vorreste? Ecco la soluzione. Si tratta di Parkcycle, il parco mobile trainato da una bicicletta, una sorta di grande aiuola verde su cui sdraiarsi in tutto relax. Il progetto è arrivato in Azerbaigian ed ora numerosi parchi mobili stanno già circolando per la capitale.
Parkcycle è nato con la finalità di riportare un po’ di verde tra le strade asfaltate cittadine. A Baku, la capitale, è già possibile notare la presenza delle insolite aree verdi trasportabili. Se gli spazi verdi possono colonizzare i balconi, i tetti dei grattacieli e persino gli autobus, non appare poi così strano che dei mini parchi possano circolare nelle nostre città.
Il progetto è nato nel 2007, grazie ad un’idea di John Beda, del Rebar Group, a San Francisco, ed è ora giunto fino al Mar Caspio. Parkcycle è composto da una pedana dotata di ruote, da trainare con una bicicletta. Su di essa troviamo una distesa verde e degli alberi, fondamentali per creare ombra e per la lotta all’inquinamento.
L’ideatore del progetto spera che sempre più persone possano realizzare il proprio Parkcycle. Unendo i mini parchi mobili l’uno all’altro è possibile ottenere un’area verde molto più grande, che potrà ospitare sempre più persone.
Il primo Parkcycle è stato presentato ad Hong Kong ed in seguito testato a Copenhagen. Il progetto è poi giunto a Baku, con la speranza di trovare supporto in tutto il mondo. I parchi mobili sono stati ben accolti dai cittadini. La loro presenza ha suscitato ilarità e divertimento, ma sta anche sensibilizzando la popolazione al tema della riscoperta e della salvaguardia delle aree verdi. L’idea potrebbe funzionare anche in Italia?
Marta Albè
Fonte foto: rebagroup.org
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