Ambient backscatter è una tecnologia che permette di alimentare piccoli dispositivi elettronici con le onde elettromagnetiche
Smartphone o piccoli dispositivi sempre carichi e apparecchiature elettroniche che comunicano tra loro senza avere bisogno di essere alimentate da batterie o cavi. Impossibile? Non più grazie all’invenzione dei ricercatori della Washington University chiamata “ambient backscatter“.
L’idea che sta alla base dell’ambient backscatter è tutto sommato semplice: siamo inondati da onde elettromagnetiche che trasmettono segnali radio, tv, voce e dati degli smartphone e di internet e ognuna di queste invisibili onde porta con sé una carica di energia.
Perché non usare parte di questa energia per alimentare piccoli dispositivi elettronici in grado di comunicare tra loro? È quello che hanno fatto i ricercatori universitari di Washington, mettendo a punto due piccole schedine elettroniche dotate di antenna che cattura le onde elettromagnetiche per alimentare i pochi chip necessari a trasmettere qualche kilobit di informazioni a breve distanza.
I test condotti fino ad ora hanno mostrato che l‘idea funziona: i due backscatter che vedete in foto, e nel video sotto, sono riusciti a scambiarsi 1 kilobit di informazioni senza bisogno di alimentazione stando alla distanza di 2 piedi e mezzo all’aria aperta (un piede e mezzo in interno). Ad alimentarli era il segnale di un ripetitore tv distante 6,5 miglia, nient’altro.
Le possibili applicazioni di questa tecnologia sono essenzialmente due: il risparmio energetico e l'”internet delle cose“. Partiamo dal risparmio energetico: perché non alimentare il telecomando della televisione con questo sistema, invece che dotarlo di una inquinante batteria stilo? Perché non utilizzare il segnale radio per far funzionare il telecomando dello stereo? Di esempi del genere se ne potrebbero fare a centinaia.
L’internet delle cose, invece, è la nuova frontiera. Detta in parole molto semplici consiste nel collegare in rete le cose che ci circondano: dalle apparecchiature elettroniche agli oggetti e alle strutture non elettroniche. Le apparecchiature elettroniche non hanno bisogno del backscatter: sono già alimentate da batterie o collegate a una presa elettrica e, con un normalissimo trasmettitore wireless, possono scambiarsi dati diventando molto più “smart“.
Diversa è la cosa per tutto il resto del mondo, quello non elettronico: installando dei sensori collegati agli ambient backscatter su un muro, ad esempio, sarà possibile rilevare eventuali spostamenti di un palazzo in caso di terremoto. Una cosa che potrebbe salvare la vita a decine di condomini.
Installando un altro sensore autoalimentato su una zattera che galleggia su un fiume si potrebbero misurare in tempo reale le piene evitando i danni delle inondazioni. In futuro, con la miniaturizzazione di questa tecnologia, installando sensori sul corpo degli animali si potrebbero tracciare in tempo reale gli spostamenti e le migrazioni.
Tutto questo a costo energetico zero: l’energia la fornisce la già abbondante marea elettromagnetica che ci circonda che, una volta tanto, potrebbe tornarci realmente utile.
Peppe Croce
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