Anche i cani randagi hanno bisogno di amore e affetto. Questo è il messaggio che hanno voluto lanciare due studenti cileni ai residenti di Santiago. Per farlo hanno usato un metodo semplicissimo: hanno iniziato ad attaccare agli animali dei palloncini che riportavano scritte come "abbracciami", "adottami", "dammi amore", "non maltrattarmi" o "fammi le coccole".
Anche i cani randagi hanno bisogno di amore e affetto. Questo è il messaggio che hanno voluto lanciare due studenti cileni ai residenti di Santiago. Per farlo hanno usato un metodo semplicissimo: hanno iniziato ad attaccare agli animali dei palloncini che riportavano scritte come “abbracciami”, “adottami”, “dammi amore”, “non maltrattarmi” o “fammi le coccole”.
L’idea dei giovani volontari Violeta Caro Pinda e Felipe Carrasco Guzmán e la sua realizzazione sono raccontate in un commovente video, dal titolo “Estoy aquì” (io sono qui), che immortala il loro tentativo di rendere o randagi meno invisibili nelle strade della capitale del Cile. Pubblicata su Youtube lo scorso novembre, la clip è diventata virale soprattutto dopo essersi di recente guadagnata l’attenzione di Amazing Animal Rescues, che ne ha condiviso una versione in lingua inglese su Facebook.
Santiago è la patria di centinaia di migliaia di cani randagi che vagano per la città. Secondo Pro Animal Chile, la maggior parte di loro è stata abbandonata da chi li ha tenuti per un limitato periodo in casa. Una volta in strada, questi animali abbandonati a sé stessi dalle loro famiglie umane si trovano ad affrontare condizioni difficilissime. E le possibilità che non ce la facciano sono altissime.
“Il randagismo è un grosso problema in Cile, perché le persone non si assumono le proprie responsabilità. Considerano il loro animale domestico come un mobile e una volta sono annoiati di loro, vengono lasciati sulle strade. Le persone non sembrano capire che si tratta di esseri viventi”, spiega Paula Levi, coordinatrice del coordinamento studenti difesa animali della Universidad de Santiago de Chile. La vita in strada, nemmeno a dirlo, è pericolosissima.
I cani sono vulnerabili a molte malattie, come il virus del cimurro e parvovirosi, spesso fatale per i cuccioli. Rabbia e scabbia sono comuni e possono essere trasmesse agli esseri umani. Sono anche soggetti, ovviamente, alla malnutrizione e a problemi digestivi, oltre che a traumi psicologici che a volte si traducono in reazioni violente. I volontari fanno quel che possono: hanno creato rifugi sotterranei per curare gli individui feriti e malati, con l’aiuto di veterinari disposti a dare una mano. Questi rifugi forniscono anche un servizio di adozione, perché la speranza è sempre quella di trovare una casa per i cani di cui si prendono cura.
Tuttavia, il numero di persone che abbandona il proprio animale domestico supera di gran lunga la capacità ricettiva di queste strutture improvvisate. Di conseguenza, la loro posizione resta segreta per non incoraggiare la gente ad abbandonare i loro animali domestici lì, e i cani restano invisibili. Eppure, l’abbandono, in questa terra dove i cani hanno ancora pochi diritti, sembra quasi l’opzione più “umana” rispetto ad alcuni altri metodi comuni.
“Ci sono sempre casi di abuso verso i cani randagi e maltrattamenti. I cani vengono attaccati continuamente, a volte bruciati vivi, a volte soffocati, picchiati a morte e nutriti con bocconcini avvelenati. Ci sono stati casi di interi quartieri che si sono riuniti per eseguire uccisioni di massa al fine di controllare la sovrappopolazione di cani randagi, soprattutto quelli più poveri di Santiago”, racconta ancora Paula. Il motivo di tanta cattiveria? Principalmente una psicosi collettiva: la gente crede che diano fastidio e che siano pericolosi. E desidera per questo sbarazzarsi di loro. Ecco perché il messaggio del video di Violeta Caro Pinda e Felipe Carrasco Guzmán è così importante. “Non uccidetemi, non fatemi del male. Chiedo solo un pasto caldo e tante coccole. Io sono qui”.
Roberta Ragni