La deforestazione sta seriamente minacciando l'Europa. Intesa come trasformazione permanente del terreno forestale in altri usi, essa sta cambiando la conformazione fisica e climatica del Vecchio Continente. A fare il punto della situazione è stata la Commissione Europea che ha reso noto lo studio "L'impatto del consumo dell'UE sulla deforestazione"
La deforestazione sta seriamente minacciando l’Europa. Intesa come trasformazione permanente del terreno forestale in altri usi, essa sta cambiando la conformazione fisica e climatica del Vecchio Continente e del pianeta. A fare il punto della situazione è stata la Commissione Europea che ha reso noto lo studio “L’impatto del consumo dell’UE sulla deforestazione“.
L’indagine ha preso in esame il periodo compreso tra il 1990 e il 2008, mostrando che in questo lasso di tempo, l’Europa ha contribuito alla perdita di almeno 9 milioni di ettari di foreste, una superficie estesa quanto l’Irlanda.
In questi 19 anni, la maggior parte delle colture e dei prodotti animali connessi con la deforestazione nei paesi di origine sono consumati a livello locale o regionale, e non sono oggetto di scambi internazionali. In termini quantitativi, il 33% delle colture e l’8% dei prodotti animali sono negoziati al di fuori dei paesi o delle regioni di produzione. Per quanto riguarda invece la parte oggetto di scambi internazionali, l’UE ha importato e consumato il 36% delle colture e dei prodotti di origine animale associati alla deforestazione nei paesi di origine. Ciò equivale, come abbiamo detto, alla perdita di 9 milioni di ettari di foreste nel periodo 1990-2008.
Inoltre, secondo lo studio, se ci si riferisce al consumo globale di materie prime agricole e del bestiame includendo anche il consumo domestico e regionale, l’impatto del consumo dell’UE è del 7%. Questa cifra può arrivare fino al 10% se vengono considerati tutti i prodotti trasformati e tutti i settori di consumo (es. tessile, settori dei servizi).
Ancora una volta tra le principali responsabili vi sono le colture oleaginose – come la soia e l’olio di palma – e i loro prodotti derivati, che come il consumo di carne, hanno un ruolo importante sull’impatto dell’UE sulla deforestazione globale.
Altrove, sono stati la Cina e i paesi industrializzati a causare circa un terzo della deforestazione a livello globale nel periodo considerato. La crescente richiesta europea di carne, prodotti caseari, biomasse e biocarburanti a scopo energetico e altri prodotti richiede la conversione di estese aree forestali e ha così messo sotto pressione questi ecosistemi in tutto il mondo. Nel 2004, in particolare, lo studio ha mostra come l’Unione Europea abbia registrato un record legato all’impatto “deforestante” delle proprie importazioni, il doppio di Cina e Giappone messi insieme e tre volte il Nord America.
“Lo studio mostra che la nostra impronta forestale continuerà a crescere se l’Europa non cambia rotta, è ora di eliminare la deforestazione dai nostri menù, dai nostri libri e prodotti cartari e dalle fonti energetiche come biocarburanti e centrali a biomasse” ha detto in un comunicato Chiara Campione, responsabile della campagna foreste di Greenpeace Italia.
Secondo Greenpeace, i ministri dell’ambiente Ue che 5 anni fa si erano impegnati a fermare la deforestazione globale entro il 2030 e a dimezzare quella delle foreste tropicali nel 2020 rispetto ai livelli del 2008, dovrebbero fare di più. “Proprio la settimana scorsa è stato raggiunto un accordo politico in Europa e il Settimo Programma di azione sull’ambiente prevede piani per combattere la deforestazione globale. Ogni piano di successo che verrà elaborato, però, deve tendere a eliminare dal mercato prodotti legati alla distruzione delle ultime foreste e sostenere i Paesi in via di sviluppo affinché siano in grado di far fronte a questa minaccia” spiega.
Purtroppo però, lo studio della Commissione Europea ha mostrato che l’Ue importa prodotti (colture e bestiame) derivanti dalla deforestazione in quantità superiore a quella prevista, nonostante il suo impegno a ridurre la deforestazione tropicale lorda del 50% entro il 2020.
“La Commissione europea, gli Stati membri e il Parlamento europeo devono agire subito e rivedere tutte le politiche che sono legate al consumo di risorse provenienti da aree deforestate tropicali, se vogliamo seriamente rispettare l’impegno di riduzione del 50% entro il 2020 – ha detto Dante Caserta, presidente ff del WWF Italia – Non è un gesto responsabile da parte dei politici giocare il gioco del “non vedo e non sento”, quando si tratta della distruzione di aree forestali al di fuori dell’UE“.
“Il nostro effettivo contributo al riscaldamento globale e alla perdita di biodiversità è molto più alto di quanto si pensasse, se si tiene conto anche dei nostri impatti indiretti. Dobbiamo ridurre il nostro impatto ambientale e far rispettare le norme necessarie per assicurare che i beni consumati dall’UE vengano da produzioni efficienti e sostenibili” conclude.
Dovrà essere il 7° Piano d’azione europeo per l’ambiente a dare indicazioni concrete su come ridurre sia il nostro impatto sulle foreste minacciate sia il consumo di prodotti legati alla deforestazione.
Francesca Mancuso
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