Ancora veleni nell'acqua di Viterbo e dintorni. L'arsenico, che avrebbe dovuto essere bandito il 31 dicembre, dopo la terza deroga concessa dall'Ue, è stato trovato addirittura nel pane. Per questo il Codacons ha avviato una nuova azione risarcitoria a favore degli esercizi commerciali
Ancora veleni nell’acqua di Viterbo e dintorni. L’arsenico, che avrebbe dovuto essere bandito il 31 dicembre, dopo la terza deroga concessa dall’Ue, è stato trovato addirittura nel pane. Per questo il Codacons ha avviato una nuova azione risarcitoria a favore degli esercizi commerciali.
Nonostante la deroga sia scaduta più di tre mesi fa, il problema sembra tutt’altro che risolto. Fino al 31 dicembre 2012 sarebbe stato possibile erogare acqua con livelli di arsenico superiori a 10 microgrammi per litro. Tuttavia, in alcuni comuni del Lazio l’emergenza è ancora in atto. Come sottolinea l’Istituto Superiore di Sanità, dai rubinetti di 45 comuni della provincia di Viterbo e 5 comuni della provincia di Roma “escono ancora acque non conformi relativamente alla quantità di arsenico“, per un totale di circa 260.000 residenti interessati.
Una situazione gravissima secondo il Codacons, che ha posto l’accento sull’allarme legato al pane e ai prodotti alimentari. “I rischi per la salute legati all’arsenico sono elevatissimi, al punto da portare oggi il Codacons a chiedere alle Asl territoriali di intervenire, disponendo la chiusura di quegli esercizi commerciali costretti ad utilizzare acque contaminate per la produzione di alimenti – spiega il Presidente Carlo Rienzi – Ma le attività come panetterie, ristoranti, bar, pasticcerie, ecc. operanti nel Lazio non hanno alcuna colpa per la grave situazione determinatasi: per tale motivo abbiamo deciso di intervenire in loro soccorso, avviando una azione risarcitoria contro i Ministeri competenti e la Regione Lazio, volta a far ottenere ai gestori di esercizi commerciali adibiti alla produzione di beni alimentari che prevedono l’utilizzo di acqua, il risarcimento dei danni subiti, fino ad un massimo di 1 milione di euro ad attività”.
Il Codacons da tempo si batte per fare giustizia. E dopo aver ottenuto una prima vittoria con la condanna da parte del TAR del Lazio dei Ministeri della Salute e dell’Ambiente a risarcire gli utenti dell’acqua di varie regioni (Lazio, Toscana, Trentino Alto Adige, Lombardia, Umbria), torna all’attacco, proponendo un nuovo ricorso, una nuova azione giudiziaria collettiva con cui chiede il risarcimento di 1.500 euro, calcolato in via equitativa, per ciascun aderente e la riduzione della tariffa idrica applicata dalle autorità competenti “tenuto conto che viene distribuita acqua avvelenata dall’arsenico“.
Chi potrà richiedere il risarcimento? Spiega il Codacons che potrà farlo anche chi ha già aderito alle precedenti iniziative e tutti i titolari di un’utenza idrica residenti nei comuni qui elencati. Per aderire c’è tempo fino al 15 aprile prossimo.
“Con il Presidente Nicola Zingaretti e con tutti gli enti locali interessati avvieremo in tempi strettissimi le misure urgenti per far fronte ai disagi della popolazione in seguito all’emergenza da tempo creatasi a causa delle alte concentrazioni d’arsenico nell’acqua nel Viterbese” ha detto il Ministro della Salute. Renato Balduzzi, dopo la telefonata che ha avuto questa mattina con il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Il Ministro ha informato il presidente Zingaretti e insieme hanno concordato un incontro la prossima settimana.
“Nelle zone vulcaniche l’arsenico nell’acqua c’è da sempre, è la natura. Al contrario degli antichi romani però, grazie ai progressi tecnologici ed industriali, oggi siamo in grado di misurarne le quantità, di stabilire quali siano i parametri di rischio e anche di intervenire per eliminare del tutto o in parte l’arsenico. Il problema è che servono scelte, finanziamenti e capacità industriale e gestionale. A volte non sembra che il nostro Paese vada in questa direzione. Perché, poi, il Lazio sia in ritardo sul resto d’Italia, è sicuramente da accertare” ha detto Adolfo Spaziani, direttore generale di Federutility. “Le questioni idriche e idrogeologiche, vengono prese in considerazione solo quando esplode un’emergenza. Che si tratti di alluvioni, siccità o arsenico, si agisce solo dopo l’allarme. Lo Stato, il Governo e gli enti locali scelgano finalmente in che posizione debba essere l’acqua nella loro lunga lista di priorità“.
Francesca Mancuso
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