Libertà negate. Le grandi scimmie quali gorilla, scimpanzé, orangutan rischiano sempre di più l'estinzione per colpa del commercio illegale selvaggio. A lanciare nuovamente l'allarme sulle loro gravi sorti è direttamente l'ONU e non solo.
Libertà negate. Le grandi scimmie quali gorilla, scimpanzé, orangutan rischiano sempre di più l’estinzione per colpa del commercio illegale selvaggio. A lanciare nuovamente l’allarme sulle loro gravi sorti è direttamente l’ONU e non solo.
Con un ritmo di 3000 individui ogni anno esse vengono strappate ai loro habitat, come l’Africa centrale ed il Sud-est asiatico, per essere esportate in alcuni paesi dell’Asia e del Medio Oriente ( tra i maggiori paesi implicati vediamo Arabia Saudita, Emirati Arabi, Libano, Cina, Thailandia e Cambogia) a causa del commercio illegale, dell’esportazione in paesi che usano questi animali come merce, attrazione turistica o per venire rinchiusi in zoo, parchi privati o ancora per venir esibiti come status symbol da individui ricchi o addirittura, come accade in alcuni paesi asiatici, per venire usati in combattimenti illegali.
Il nuovo rapporto stilato dal programma “United Nations Environmental” (UNEP) e Great Apes Survival Partnership (GASP) parla di numeri enormi ma non abbastanza, per quantificare davvero il giro di affari attorno a queste barbarie.
Il documentario “Stolen Apes-il commercio illegale di scimpanzé, orango, bonobo, gorilla” racconta la storia dei 22mila esemplari, per più della metà scimpanzé, rubati alle foreste ed alla libertà.
Questo numero, che può sembrare grande, é calcolato dalle confische, dai sequestri, dalla frequenza di arrivo di orfani ai santuari presenti in 12 paesi africani e centri di riabilitazione in Indonesia, dai rapporti di squadre anti-bracconaggio e di polizia e salvaguardia ambientale raccolte tra il 2005 ed il 2011.
È in realtà un’estrapolazione fatta dai 643 scimpanzé, 48 bonobo, 98 gorilla e 1019 oranghi che sono stati catturati dal loro ambiente naturale per il commercio illegale come animali vivi, morti o come parti del corpo.
È quindi evidente che questi dati non sono reali, ma certamente sottostimati perché non tengono conto dei traffici non ancora scoperti dalle forze dell’ordine.
Un orangutan vale sul mercato nero 1000 dollari ed un gorilla fino a 400mila.
Il coordinatore GRASP Doug Cress afferma “I grandi primati sono estremamente importanti per la salute delle foreste in Africa e in Asia, e anche la perdita di 10 o 20 individui alla volta può avere un profondo impatto sulla biodiversità.”
Le ricerche scientifiche dimostrano, infatti, come le grandi scimmie rivestano un ruolo importante nella distribuzione di semi in tutto il loro homerange forestale e quindi é facile comprendere come esse abbiano un ruolo basilare nel mantenimento della ricchezza di biodiversità.
Achim Steiner, direttore esecutivo dell’agenzia Onu per l’ambiente, afferma: ”La cattura illegale delle grandi scimmie non e’ un fenomeno nuovo ma le dimensioni che emergono da questi nuovi dati sottolineano quanto sia importante che la comunita’ internazionale rafforzi la vigilanza in merito”.
Tutto questo deve essere fortemente combattuto e fermato, bisogna far conoscere la realtà del problema ed evitare comportamenti che possano incentivare tale commercio. Da turisti rifiutare qualunque tipo di sfruttamento, non partecipare a spettacoli dove vengono usati animali, non acquistare oggetti fatti utilizzando parti animali e da cittadini partecipare alla diffusione dell’informazione e alle campagne di raccolta firme che associazioni animaliste ed Unione Europea mettono a disposizione.
La biodiversità é un bene dell’umanità e la libertà di esseri viventi che condividono con noi il 99% del nostro dna, da non animalisti, dovrebbe colpire ancor di più il nostro cuore.
KIA – Carmela Giambrone
Scarica qui il rapporto completo