Oggi è la Giornata Internazionale della Felicità, la prima ad essere celebrata nel mondo per volere dell’Onu, che si è occupato della sua istituzione lo scorso luglio. Essa è stata definita da parte del Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon come un’occasione di riscoprire il significato della felicità.
Oggi è la Giornata Internazionale della Felicità, la prima ad essere celebrata nel mondo per volere dell’Onu, che si è occupato della sua istituzione lo scorso luglio. Essa è stata definita da parte del Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon come un’occasione per riscoprire il significato della felicità.
A suo parere, la felicità consiste nell’aiutare gli altri, come dichiarato in un messaggio rivolto a tutto il mondo: “Quando con le nostre azioni contribuiamo al bene comune, noi stessi ci arricchiamo. È la solidarietà che promuove la felicità“. La giornata della felicità dovrebbe dunque servire, a parere dell’Onu, a permetterci di dimenticare almeno per alcune ore tutto ciò che abbia un valore materiale ed i problemi economici legati al presente.
Vi è però, secondo l’Onu, un’ulteriore idea alla base dell’istituzione della giornata dedicata alla felicità, che ci riconduce immediatamente proprio a quelle questioni economiche che invece avremmo dovuto dimenticare per un giorno: “Una nazione felice è anche una nazione più produttiva”. Siamo realmente cerci che sua così? Davvero individui felici tenderanno a risultare più produttivi sul lavoro ed a contribuire ad una crescita economica maggiore?
Probabilmente non sempre felicità e produttività risultano collegate. Se infatti, secondo alcuni studi, i Paesi nordeuropei, dal maggiore benessere finanziario ed equilibrio economico, risulterebbero i più “felici” d’Europa, da un differente punto di vista, che non si basa sull’indice indicante il Prodotto Interno Lordo (PIL), bensì sulla misurazione del Benessere Interno Lordo (BIL), non vi sarebbe una effettiva corrispondenza tra la ricchezza economica ed un reale stato d’animo positivo dei cittadini.
Ricordare l’importanza della felicità tramite l’istituzione di una giornata ufficialmente dedicata ad essa era davvero necessario – soprattutto sottolineando il collegamento tra felicità e produttività in un momento di crisi economica come quello presente? Sulla decisione espressa dall’Onu non mancano di certo alcune critiche.
Una voce fuori dal coro si è già espressa in proposito. Si tratta del filosofo Gianni Vattimo, il quale, nel corso di un’intervista ha esposto le proprie perplessità al riguardo, con particolare riferimento all’operato dell’Onu. Sarebbe infatti il caso che, a suo parere, l’Onu si occupasse di cose più serie, invece di perdere tempo nel dimostrare la propria vacuità.
Probabilmente, l’istituzione di una giornata internazionale dedicata alla giustizia sociale o al diritto all’acqua potabile per tutti sarebbe risultata maggiormente condivisibile. Per essere felici forse sarebbe sufficiente una società più giusta. La felicità è spesso un sentimento inafferrabile e di fatto non ha molto senso cercare di fissare la stessa in un’unica giornata appositamente dedicatale.
Essa rappresenta per molti un obiettivo a cui tendere ogni giorno. Verrà mai raggiunta? Se le cause dell’infelicità sono rappresentate da ingiustizia sociale e mancato rispetto dei diritti fondamentali, difficilmente ciò potrà avvenire su larga scala. Forse l’Onu dovrebbe impegnarsi a risolvere innanzitutto le questioni insite alla base della mancata felicità.
Avete un parere in proposito?
Marta Albè