33 carcasse di cetacei. Sono quelle che finora sono state trovate spiaggiate tra Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna, e che hanno fatto scattare l’allarme ambientale nei mari italiani, in particolare nel Tirreno. Già, perché il fatto che siano morte decine e decine di stenelle striate, caratterizzate da una forma slanciata e da un’elegantissima livrea a strisce, è davvero un dato preoccupante, che si discosta fortemente dalla media storica di questo tipo di eventi (meno di 4 animali l’anno).
I delfini del Tirreno stanno morendo. 33 carcasse di cetacei. Sono quelle che finora sono state trovate spiaggiate tra Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna, e che hanno fatto scattare l’allarme ambientale nei mari italiani, in particolare nel Tirreno. Già, perché il fatto che siano morte decine e decine di stenelle striate, caratterizzate da una forma slanciata e da un’elegantissima livrea a strisce, è davvero un dato preoccupante, che si discosta fortemente dalla media storica di questo tipo di eventi (meno di 4 animali l’anno).
Dalle prime indagini sembra che la colpa non sia di origine antropica. Anche se ancora manca una tutela certa dell’area marina del Santuario Pelagos, il santuario dei cetacei, ovvero uno spazio di mare compreso tra le coste francesi, liguri, corse e sarde, con epicentro nell’arcipelago toscano, non si tratta della causa di sversamenti di petrolio o di sostanze inquinanti, né di ricerche geosismiche o esercitazioni militari. Probabilmente, invece, le morti sarebbero causate da un’infezione, visto che in 6 soggetti è stata rinvenuta traccia di un batterio, Photobacterium Damselae, che può portare a sindrome emolitica e lesioni ulcerative.
Per questo motivo nelle prossime settimane i ricercatori approfondiranno l’eventuale presenza di virus e l’eventuale fioritura di alghe anomale. Il ministero dell’Ambiente, come spiega in una nota, sta monitorando da vicino la situazione grazie alla rete scientifica appositamente voluta e finanziata dal dicastero: Università di Pavia, Università di Padova, Asl, Istituti Zooprofilattici e Arpat. Nel frattempo, anche il Reparto ambientale marino (Capitanerie di Porto e Guardia costiera) è stato allertato.
“La Rete nazionale di monitoraggio degli spiaggiamenti – ha detto il ministro Corrado Clini- sta svolgendo un ottimo lavoro di raccordo tra tutti i soggetti coinvolti e di campionamento, ma vogliamo continuare a studiare da vicino questo fenomeno così preoccupante. Attendiamo nelle prossime settimane dati certi che mettano al confronto le conoscenze teoriche sulle correnti marine con i dati meteo-marini degli ultimi mesi e la situazione su eventuali spiaggiamenti avvenuti in Francia e in Spagna, così da ricostruire un quadro complessivo della situazione“.
Per approfondire, leggi La Relazione del Ministero dell’Ambiente
Roberta Ragni