Polo Nord: i ghiacci artici spariranno entro il 2020

I ghiacci artici potrebbero sparire del tutto entro il 2020. Una nuova conferma della precarietà dello strato di ghiaccio che ricopre il Polo Nord è stata fornita dall'Esa che attarverso i nuovi dati del satellite CryoSat-2 ha scoperto che lo stato di salute dell'Artico è ben più preoccupante di quanto ci si aspettasse

Polo Nord. I ghiacci artici potrebbero sparire del tutto entro il 2020. Una nuova conferma della precarietà dello strato di ghiaccio che ricopre il Polo Nord è stata fornita dall’Esa che attraverso i nuovi dati del satellite CryoSat-2 ha scoperto che lo stato di salute dell’Artico è ben più preoccupante di quanto ci si aspettasse.

I dati del satellite dell’Agenzia spaziale europea sono stati analizzati da un team di ricerca dell’University College di Londra, che ha stimato il volume del ghiaccio del Marte Artico nel corso dell’ultimo decennio scoprendo che esso è diminuito notevolmente e continuerà a farlo.

Gli scienziati hanno notato che il volume di ghiaccio marino artico è diminuito del 36% durante l’autunno e del 9% durante l’inverno tra il 2003 e il 2012. I record satellitari mostrano una tendenza costante verso il basso nella zona coperta da ghiaccio marino artico durante tutte le stagioni, ma in particolare durante l’estate. Gli ultimi sei anni hanno visto la più bassa estensione del ghiaccio estivo degli ultimi tre decenni, raggiungendo il punto più basso lo scorso settembre, con circa 3.610 mila chilometri quadrati di ghiaccio. E preoccupa il fatto che dal 2008 l’Artico abbia perso circa 4.300 km cubi di ghiaccio durante il periodo autunnale e circa 1500 km cubi in inverno.

Come ha fatto CryoSat-2 a misurare tali diminuzioni di volume? Merito di uno dei suoi principali strumenti, il SIRAL (SAR/Interferometric Radar Altimeter), un altimetro radar ad alta risoluzione che invia impulsi di energia a microonde verso il ghiaccio. Tale energia rimbalza sia nella parte superiore del ghiaccio che nell’acqua tra le fessure. La differenza di altezza tra queste due superfici permette agli scienziati di calcolare il ‘bordo libero’ e, di conseguenza, il volume della calotta.

I dati mostrano che lo spessore del ghiaccio marino è ormai invisibile in un’area a nord della Groenlandia, nell’arcipelago canadese e a nord-est delle Svalbard”, ha detto Katharine Giles, co-autore dello studio. “Altri satelliti hanno già dimostrato piccole aree nella zona coperta dal ghiaccio marino artico a causa del riscaldamento del clima, ma CryoSat permette agli scienziati di stimare il volume di ghiaccio marino, un indicatore molto più accurato dei cambiamenti in atto nella regione artica”, ha aggiunto Tommaso Parrinello, Manager della missione CryoSat.

Se da una parte i ricercatori affermano che due anni di dati di CryoSat-2 non sono indicativi di un cambiamento a lungo termine, essi ipotizzano che lo ridotto spessore del ghiaccio e del volume durante l’inverno del 2012, rispetto al l’inverno del 2011, può aver contribuito alla registrazione minima del ghiaccio misurata durante l’autunno 2012.

In ogni caso, lo studio ha il merito di aver confermato, per la prima volta, che il calo della copertura del ghiaccio marino nella regione polare è stato accompagnato da una sostanziale riduzione del volume del ghiaccio stesso.

La ricerca è stata pubblicata online su Geophysical Research Letters.

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