Per lei non ci sarebbe più nulla da fare. Sembra privo di speranza il destino dell’enorme balena di circa 18 metri di lunghezza che si è arenata sulla spiaggia di New York ed è stata scoperta ieri mattina da un passante. Nonostante gli sforzi delle autorità e dei volontari che la stanno soccorrendo, irrorandola d’acqua per non farla disidratare, bisogna abbreviare le sofferenze dell’animale. E il National Oceanic and Atmospheric Administration pensa all’eutanasia.
Una balena a New York. Per lei non ci sarebbe più nulla da fare. Sembra privo di speranza il destino dell’enorme balena di circa 9 metri di lunghezza che si è arenata su una spiaggia della Grande Mela ed è stata scoperta ieri mattina da un passante. Nonostante gli sforzi delle autorità e dei volontari che la stanno soccorrendo, irrorandola d’acqua per non farla disidratare, bisogna abbreviare le sofferenze dell’animale. E il National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) pensa all’eutanasia.
I biologi hanno seguito con attenzione e apprensione lo stato di questo individuo maschio di balenottera comune, la seconda specie animale più grande del mondo dopo le balenottere azzurre. Ma lo sfortunato mammifero marino è troppo “emaciato e in cattive condizioni fisiche, quindi non c’è niente che si possa fare per salvarlo“, ha detto lapidaria alla Cnn Allison McHale, portavoce del Noaa, sperando che “la natura faccia il suo corso” e che la morte arrivi spontaneamente durante la notte. Se ciò non dovesse avvenire, giovedi mattina il Noaa provvederà all’eutanasia.
“Abbiamo pensato che fosse morta quando siamo arrivati, ma poi ha cominciato a muoversi“, racconta Nick Ecock del Point Breeze Volunteer Fire Department, che insieme ad altri vigili del fuoco ha scoperto l’animale spiaggiato alle ore 11 nei pressi Beach 216th Street e Palmer Place, sul lato nord del quartiere Breezy Point, ancora scosso dai danni dell’uragano Sandy. La balena è stata trovata per metà in acqua e metà nella sabbia. Era viva, ma ferita. “La stiamo mantenendo bagnata per idratarla e farla respirare“, spiega James Duffy del New York Police Department.
Le cause dello spiaggiamento potrebbe essere naturali, come vecchiaia o malattia, ma anche, e soprattutto, umane, come un urto contro una nave o con le reti da pesca. Secondo gli esperti difficilmente l’animale riuscirà a tornare in mare aperto: è bloccato in acque profonde al massimo cinque metri. I soccorritori non hanno accesso diretto al suo corpo e l’arrivo dell’alta marea di poche ore fa l’ha nascosta alla vista. Potrebbe essere ancora lì o essere riuscita a tornare nell’oceano.
Roberta Ragni
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