Soffri di allergie alimentari? La colpa potrebbe essere del cloro presente nell’acqua del rubinetto, utilizzato per trattarla. È quanto sostiene una nuova ricerca, condotta su oltre diecimila partecipanti dall’Albert Einstein College of Medicine di New York e pubblicata sulla rivista Annals of Allergy, Asthma and Immunology, che ha trovato un legame tra l'uso del cloro e l’aumento del numero di persone che soffrono di allergie alimentari.
Soffri di allergie alimentari? La colpa potrebbe essere del cloro presente nell’acqua del rubinetto, utilizzato per trattarla. Ma anche dei pesticidi. È quanto sostiene una nuova ricerca, condotta su oltre diecimila partecipanti dall’Albert Einstein College of Medicine di New York e pubblicata sulla rivista Annals of Allergy, Asthma and Immunology, che ha trovato un legame tra l’uso di un sottoprodotto del cloro e l’aumento del numero di persone che soffrono di allergie alimentari.
Se negli Stati Uniti ad essere colpiti sono ben 15 milioni di individui, in Europa 17 milioni, di cui 3,5 hanno meno di 25 anni, la colpa potrebbe essere imputata, sostengono i ricercatori, proprio alla presenza nell’organismo di alti livelli di diclorofenoli, agenti chimici utilizzati sia nei pesticidi sia per la disinfezione dell’acqua potabile, in grado di alterare la microflora intestinale.
“La nostra ricerca mostra che alti livelli di pesticidi contenenti diclorofenolo possono indebolire la tolleranza ai cibi in alcune persone, scatenando le allergie alimentari. Questa sostanza si trova comunemente nei pesticidi utilizzati dagli agricoltori e anche nell’acqua potabile“, spiega l’allergologa Elina Jerschow, autrice principale dello studio.
I ricercatori hanno misurati i livelli della sostanza chimica nelle urine di 2.211 persone che avevano partecipato all’US National Health and Nutrition Examination Survey, tra il 2005 e il 2006. Tra loro, 411 avevano un’allergia alimentare, mentre 1.016 avevano un’allergia ambientale. In coloro che presentavano alti livelli di diclorofenolo, la probabilità di essere allergici ad almeno un tipo di alimento aumentava dell’80%, mentre quella di essere allergici sia a un alimento che a un allergene ambientale, come il polline o la polvere, era superiore del 61%.
“Studi precedenti – conclude la dottoressa Jerschow- avevano mostrato che sia le allergie alimentari che quelle ambientali sono in aumento negli Stati Uniti. I risultati del nostro studio suggeriscono che queste due tendenze potrebbero essere collegate e che l’incremento nell’uso di pesticidi e altri agenti chimici è associato a una più elevata prevalenza di allergie alimentari“.
Passare all’acqua in bottiglia, quindi, è una soluzione inefficace per evitare questo effetto collaterale dei pesticidi.
Roberta Ragni
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