"Non sufficiente" è il voto che esce dalla pagella del WWF sulle politiche ambientali del governo Monti.
“Non sufficiente” è il voto che esce dalla pagella del WWF sulle politiche ambientali del governo Monti.
L’associazione ambientalista ha redatto una lista di giudizi sulle decisioni approvate dal governo tecnico, ad un anno dal suo insediamento a Palazzo Chigi, e fa un bilancio preciso e dettagliato con promozioni e bocciature sugli interventi fatti in ambito ambientale: dai tagli ai fondi al rischio idrogeologico, dalla tutela del paesaggio alla riformulazione dei piani regolatori, passando per clima ed energia, inquinamento industriale, biodiversità, agricoltura, paesaggio e territorio, consumo del suolo, aree protette e le infrastrutture dal grande impatto ambientale.
Il risultato è tutt’altro che soddisfacente, specie dopo i danni provocati in questi giorni dalle alluvioni del centro e nord d’Italia, contro i quali non è stato ancora siglato un piano definitivo di adattamenti ai cambiamenti climatici.
Per non parlare dell‘Ilva di Taranto, cui si è iniziato a discutere solo dopo l’intervento della magistratura.
Ecco nel dettaglio i voti della pagella del WWF al governo Monti:
Bocciato sulla tutela ambientale! I fondi dedicati agli interventi di tutela dell’ambiente – stabiliti nelle manovre del 2012 e 2013 – contano poco più di 50 milioni di euro l’anno, ovvero tra lo 0,9% e lo 0,2% del totale degli stanziamenti previsti dalle Leggi di Stabilità. Ciò vuol dire che l’attuale governo continua a sottovalutare l’emergenza del progressivo dissesto idrogeologico e l’urgenza di ingenti somme di denaro per poter attuare piani risolutivi immediati.
Bocciato sullo stanziamento delle infrastrutture strategiche, che – oltre a pesare in maniera cospicua sul fronte economico-finanziario – presentano un impatto elevatissimo sull’ambiente.
Un esempio? Il ponte sullo Stretto, un’opera costosissima e insostenibile, che rischierebbe di stravolgere l’ecosistema locale e che ancora non è stata completamente cancellata dalla lista delle opere da attuare nei prossimi anni.
Insufficiente nella gestione del dissesto idrogeologico
Non bastano, per fronteggiare i rischi e il problema del dissesto idrogeologico nazionale, la stima dei 40 miliardi di euro fatta dal Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, per la messa in sicurezza del territorio.
Tra le priorità c’è lo stanziamento di 10 miliardi di euro (1/4 della cifra citata da Clini) per realizzare i 4.454 interventi urgenti già definiti.
E il resto della cifra non basterà a mettere in sicurezza i 5.581 comuni “a rischio idrogeologico”, i 1.173 paesi “a rischio molto elevato” e i 2.498 “a rischio elevato”.
Insufficiente sul tema clima ed energia.
L’attuale governo ha dato sempre segnali contrastanti sul tema legato al clima e all’energia: da un lato si è allineato alle posizioni degli altri Stati europei, dall’altro non ha ancora preso una posizione chiara e definitiva. In particolare, non ha ancora dato il suo sostegno al progetto di riduzione delle emissioni al 2020 (l’attuale obiettivo, -20% rispetto al 1990, è sottostimato perché verrà raggiunto entro massimo due anni e quindi non fornirà il necessario stimolo al cambiamento), mentre gli altri Paesi dell’Ue si sono già prefissati obiettivi più alti.
Inoltre, il Governo ha esaurito gli incentivi al fotovoltaico, senza procedere ad una seria revisione del conto energia e a un sostegno economico per alimentare questo settore; buona, d’altro canto, l’approvazione di un conto energia di incentivazione delle fonti rinnovabili termiche.
Discreto sulla bozza di Strategia Energetica Nazionale.
Dopo i vari tira e molla dei governi precedenti, è stato finalmente approvato il testo sulla Strategia energetica Nazionale, ma restano comunque dei punti oscuri.
Il piano infatti stabilisce degli obiettivi in un arco di tempo limitato ad otto anni e, soprattutto, non evidenzia gli strumenti e le procedure per ridurre le centrali più inquinanti, aumentare l’efficienza energetica, rinunciare alla ricerca di idrocarburi del sottosuolo e rilanciare le energie rinnovabili.
Bocciato sul tema dell’inquinamento industriale.
Il piano approvato per la bonifica dei distretti industriali è in realtà una “messa in sicurezza operativa”, ovvero un condono ambientale che consente di rinviare all’infinito il risanamento risolutivo.
Ad oggi infatti, il governo Monti non ha preso decisioni definitive per la tutela della salute pubblica e dell’ambiente. Un esempio su tutti è ancora una volta l’Ilva, il cui pericolo è stato sottovalutato da tutti.
Discreto sulle aree protette.
Sono stati nominati i presidenti dei Parchi del Gargano, Alta Murgia, Val d’Agri Appennino Lucano, Maiella, Appennino Tosco Emiliano, Cinque Terre, Arcipelago Toscano, Pollino, ma restano in sospeso i presidenti del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Circeo, Sibillini e Foreste Casentinesi per mancato accordo con le Regioni competenti, e resta in pericolo anche il rinnovo dei Consigli direttivi di alcuni Parchi.
Giudicata positiva invece la volontà del Ministero dell’Ambiente di ridurre al minimo i danni derivanti dal taglio del 10% del personale degli Enti Parco previsto dalla “spending review”, ma resta grande incertezza per le decisioni finali che spettano alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Mediocre sulla biodiversità.
Avviata l’attuazione della Strategia Nazionale per la Biodiversità, resta ancora da siglare un piano che identifichi priorità e responsabilità dei diversi soggetti istituzionali nella Strategia Nazionale.
Intanto però la Direzione Protezione della Natura del MATTM ha attivato una relazione con altri Ministeri che portato alla redazione del documento sulla stima delle risorse impegnate dal nostro Paese per la conservazione della Biodiversità e la presentazione del progetto LIFE per la definizione dei PAF, strumento di Programmazione dei fondi comunitari 2014 – 2020 per la gestione di Natura 2000.
In agricoltura? Rasenta la sufficienza.
Positivo l’impegno assunto dal Ministro delle Politiche Agricole sulla gestione del negoziato europeo sulla riforma della Politica Agricola Comune (PAC), ovvero il principale strumento economico finanziario per l’agricoltura italiana. Il nodo fondamentale resta l’attribuzione delle risorse nel bilancio UE (previsto al 2020 un taglio del 12% delle risorse per l’agricoltura) e la ridistribuzione delle risorse tra i 27 Paesi membri, tra i quali l’Italia risulta penalizzata con un taglio del 18% dei finanziamenti.
Il Ministro Catania è giudicato dal WWF come un tecnico competente, capace di gestire tutti i negoziati sulla PAC e di aver risolto il problema dell’assenza dell’Italia al tavolo del negoziato europeo.
Tra i risultati ottenuti c’è stata la semplificazione di alcune procedure burocratiche che gravano sulle aziende agricole e il provvedimento sulla vendita o l’affitto dei terreni agricoli di proprietà dello Stato da destinare prioritariamente alla nascita di nuove imprese agricole gestite da giovani.
Rimandato su paesaggio e territorio. Tra i provvedimenti solo annunciati, ma non ancora formalmente presentati dall’Esecutivo, appaiono due interventi in materia di autorizzazione paesaggistica: il primo riguarda l’eliminazione del silenzio-rifiuto per le autorizzazioni ambientali, paesaggistiche e culturali; il secondo l’iter per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica.
Consumo del suolo: promosso.
Positivo il “Disegno di legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo di suolo” lanciato dal Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Mario Catania, che lo scorso 30 ottobre ha ricevuto il parere favorevole da parte della Conferenza Unificata.
Il disegno stabilisce, in sintesi, la fissazione di un tetto alla ‘estensione’ massima di superficie agricola edificabile, l’esclusione della utilizzabilità da parte dei Comuni degli oneri di urbanizzazione per il finanziamento della spesa corrente, il vincolo decennale di destinazione d’uso peri terreni agricoli che abbiano ricevuto aiuti di Stato o comunitari.
A questo si aggiunge il parere negativo al disegno di legge per la riapertura dei termini del condono edilizio del 2003.
Gli interventi a costo zero ancora da attuare
Oltre agli interventi urgenti da sostenere con celerità, rallentati o non previsti per via dei costi e la mancanza di fondi, ci sono una serie di attività che potrebbero salvaguardare l’ambiente senza mettere mani al portafoglio.
Qualche esempio?
Stabilire dei vincoli di inedificabilità assoluta nelle pertinenze fluviali a rischio esondazione, rimuovere tutti i manufatti realizzati nelle aree a rischio senza autorizzazione e senza il parere delle Autorità di Bacino, rafforzare e ripristinare una rete naturale che possa servire ad individuare ‘aree cuscinetto’ (anche da destinarsi all’agricoltura), per permettere un’espansione controllata dei corsi d’acqua in caso di piena.
Tutto questo è stato definito anni fa nella Strategia Nazionale sulla Biodiversità, ma ad oggi ancora non decolla!
Verdiana Amorosi