I vini in polvere contraffatti e i kit per produrli devono essere ritirati dal mercato UE; soddisfatta la Coldiretti: "il vino si fa con l'uva!"
“Il vino si fa con l’uva!” e così i vini in polvere contraffatti e i relativi kit per produrli dovranno essere ritirati dal mercato UE.
I miracolosi wine-kit diffusi all’estero, che promettono di ottenere pseudo vini italiani usando misteriose polveri e liquidi chimici di dubbia provenienza, dovranno essere tolti dal mercato europeo.
A prevedere il ritiro è un pronunciamento della Commissione Europea, che invita a togliere dagli scaffali dei negozi e dei supermercati di mezza Europa tutti i kit per la produzione casalinga di miscugli che non hanno nulla a che vedere con le etichette riportate sulla confezione, dove si legge il nome di vini pregiati come il Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Lambrusco e il Montepulciano.
Sull’argomento si è espresso il Commissario Europeo all’agricoltura Dacian Ciolos, che – in seguito ad un’interrogazione parlamentare – ha affermato che: “la Commissione è stata informata delle pratiche commerciali a cui si fa riferimento nell’interrogazione e, durante l’ultima riunione del Comitato di gestione dell’OCM unica, ha provveduto a informare le delegazioni degli Stati membri che tali pratiche violano le norme in materia di etichettatura nel settore vitivinicolo stabilite dalla legislazione europea. La Commissione ha precisato che i prodotti in questione non possono essere commercializzati utilizzando una denominazione di origine protetta (DOP) o un’indicazione geografica protetta (IGP), nemmeno attraverso una semplice evocazione del nome. Gli Stati membri devono adottare tutti i provvedimenti necessari a prevenire l’uso illecito del nome di una DOP o di un’IGP ritirando dal mercato tali prodotti“.
Secondo la Coldiretti, nei diversi Paesi dell’Unione Europea e anche fuori, ci sono in commercio almeno venti milioni di bottiglie di pseudo vino, ottenute attraverso wine kit, prodotti sia in Canada che in Svezia.
“Nel Paese scandinavo – ha riferito la Coldiretti in un comunicato – è stata scoperta una fabbrica che, a Lindome, vicino a Goteborg, produce e distribuisce in tutto il continente e del tutto indisturbata oltre 140mila wine kit all’anno dai quali si ottengono circa 4,2 milioni di bottiglie“.
E l’aspetto più sconcertante è che i kit per la produzione del vino, appartenenti alla società Vinland, sono venduti con dei marchi (pseudo italiani) come Cantina e Doc’s, che fanno esplicito riferimento ai nomi tipici della produzione nostrana, ma anche ad un marchio di qualità tutelato dall’Unione Europea, e promettono in soli 5 giorni di ottenere in casa vini come Valpolicella, Lambrusco, Sangiovese o Primitivo, per i quali vengono addirittura fornite le etichette da apporre sulle bottiglie.
Una evidente e assurda anomalia sulla quale si è impegnato ad intervenire anche il vicepresidente della Commissione Agricoltura del parlamento Svedese Bengt-Anders Johansson, intervistato da Jimmy Ghione della trasmissione Striscia la Notizia“.
“Il vino si fa con l’uva prodotta in vigna e trasformata nella cantina – ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini – e va eventualmente invecchiato secondo precise regole e non si ottiene certo con le bustine in polvere dalle quali si realizzano miscugli che non hanno neanche il diritto di chiamarsi con il nome del nettare di bacco. Abbiamo per questo chiesto alle autorità nazionali di intervenire immediatamente anche attraverso l’Unione Europea per fermare uno scempio intollerabile che mette a rischio con l’inganno l’immagine e la credibilità dei nostri vini più prestigiosi conquistata nel tempo grazie agli sforzi fatti per la valorizzazione di un prodotto che esprime qualità, tradizione, cultura e territorio. Si tratta – ha continuato il presidente – di un esempio eclatante della superficialità con cui troppo spesso in Europa si trattano i temi della qualità alimentare e della trasparenza dell’informazione ai consumatori sull’origine e sui processi che portano gli alimenti sulle nostre tavole“.
Verdiana Amorosi