L’Arabia Saudita, il maggiore produttore di petrolio nel mondo, ha rivelato i piani relativi al proprio futuro energetico, dichiarando di essere pronta a diventare un Paese alimentato al 100% da energie rinnovabili e a basso impatto ambientale. E’ ciò che è emerso dalle dichiarazioni rilasciate da un membrp influente della famiglia reale.
L’Arabia Saudita, il maggiore produttore di petrolio nel mondo, ha rivelato i piani relativi al proprio futuro energetico, dichiarando di essere pronta a diventare un Paese alimentato al 100% da energie rinnovabili e a basso impatto ambientale. È ciò che è emerso dalle dichiarazioni rilasciate da un membro influente della famiglia reale.
Un simile processo potrebbe richiedere decenni e vi sono detrattori piuttosto scettici al riguardo, ma il principe Turki Al Faisal Al Saud, ideatore della King Faisai Foundation ed uno dei portavoce più importanti dello stato arabo, ha dichiarato presso il Global Economic Symposium svoltosi in Brasile, di nutrire la speranza che il proprio regno possa diventare interamente alimentato da energie rinnovabili ed a basso impatto ambientale nel giro di pochi decenni, anche se un processo tanto rivoluzionario potrebbe richiedere molto più tempo.
Nonostante ciò, egli ha sottolineato come gli investimenti dell’Arabia Saudita potranno essere rivolti in futuro verso il settore delle energia alternative a discapito delle fonti fossili, compreso il petrolio, in modo che le riserve di oro nero ancora presenti possano essere utilizzate non per la produzione di carburante, ma per altre necessità, come la realizzazione di polimeri e di materie plastiche.
Il petrolio, a suo parere, dovrebbe essere sfruttato per beni realmente utili e non come combustibile o carburante, in quanto esso potrebbe essere facilmente sostituito in questi ultimi due casi. Il principe arabo ritiene che una simile inversione di tendenza possa essere di vitale importanza per il pianeta. Joss Garman, direttore politico di Greenpeace, si è espresso in proposito sostenendo che è stupefacente che un portavoce dell’Arabia Saudita si esprima a favore delle rinnovabili, come il cancelliere britannico George Osborne non sembra invece in grado di fare. Ma a suo parere, l’Arabia Saudita potrà essere considerata realmente rivolta alla green economy soltanto nel momento in cui il petrolio non verrà più estratto per alcun motivo.
Al momento l’Arabia Saudita basa il proprio fabbisogno energetico quasi interamente sulle fonti fossili, due terzi delle quali sono costituite da petrolio, mentre per la parte restante ci si riferisce al gas naturale. Il regno arabo rappresenta la produzione mondiale di petrolio per il 12% del totale e possiede un quinto delle risorse petrolifere mondiali, secondo i dati raccolti da parte della Energy Information Administration del governo statunitense.
L’Arabia Saudita, secondo quanto dichiarato dal principe portavoce, avrebbe però enormi potenzialità nello sviluppo dei settori legati all’energia solare, anche poiché i suoi costi al moento rappresenterebbero il solo 15% rispetto a quanto preventivato 20 anni fa, momento in cui il resto del mondo sembrava essere certo di voler continuare a sfruttare le fonti fossili per un tempo ancora molto lungo. È giunto dunque il momento di correre ai ripari nel timore che l’oro nero possa presto o tardi esaurirsi?
Marta Albè