Casalinghe disperate. Lo sono sicuramente gli esemplari femmina del drago di Komodo: vivono la metà dei maschi, 31 anni in media contro 62. Perché? Lo spiega un nuovo studio pubblicato su PLoS ONE dai ricercatori australiani, che suggerisce come a “logorare” il fisico del drago di Komodo femmina siano proprio i "lavori di casa" che deve fare.
Casalinghe disperate. Lo sono sicuramente gli esemplari femmina del drago di Komodo: vivono la metà dei maschi, 31 anni in media contro 62. Perché? Lo spiega un nuovo studio pubblicato su PLoS ONE dai ricercatori australiani, che suggerisce come a “logorare” il fisico del drago di Komodo femmina siano proprio i “lavori di casa” che deve fare.
Lo hanno scoperto dopo aver studiato 400 individui tra il 2002 e il 2010, nella parte orientale dell’Indonesia. I maschi e le femmine avrebbero, infatti, le stesse dimensioni fino a quando non raggiungono la maturità sessuale, a circa 7 anni. Da allora in poi, le femmine crescono più lentamente e raggiungono 1,2 metri di lunghezza e 22 kg di peso. I maschi, invece, crescono in media fino a 1,6 metri di lunghezza e arrivano a pesare 65 kg.
Questo perché sulle spalle delle lucertole più grandi del mondo pesa l’intero ménage familiare, comprese la costruzione dei nidi e la cova delle uova. Ne fa di solito 20, che depone nel terreno oppure in buchi negli alberi, e le tiene d’occhio per sette mesi . “Le differenze delle dimensioni legate al sesso sembrano essere collegate alle enormi quantità di energia che le femmine investono nella produzione della uova, nella costruzione dei nidi e nella loro guardia”, spiega Tim Jessop, zoologo presso l’Università di Melbourne.
Il diverso tasso di crescita del maschio e della femmina potrebbe essere visto come un adattamento evolutivo necessario per garantire il successo riproduttivo, dicono gli esperti. Le femmine, quindi, impiegano tutte le loro energie nella maternità una volta raggiunta la maturità sessuale, mentre le riserve energetiche dei maschi servono a far crescere i loro per dare loro un vantaggio nella competizione con gli altri maschi per il controllo delle femmine e del territorio. “Questi risultati possono suonare strani per gli esseri umani, visto che la durata della vita tra uomini e donne, ad esempio, australiani differisce di cinque anni. Ma -conclude Jessop- ogni specie ha diverse strategie per trasmettere i loro geni”.
Roberta Ragni