ieri una mongolfiera di 40 metri con su scritto "Enel killer del clima" da un lato e "Enel minaccia Galati con 40 anni di inquinamento" dall'altro, ha sorvolato un'ampia zona della Romania, tra Galati e Bucarest.
Enel, centrali a carbone non solo in Italia. Il colosso dell’energia, infatti, sta pianificando nuove centrali a carbone anche in altre regioni europee tra cui la Romania. In particolare a Galati, ma a che prezzo?
Secondo Greenpeace i costi sull’ambiente e sulla salute dei cittadini rumeni derivanti da questo progetto ammonterebbero a circa 250 milioni di euro l’anno, ovvero 9 miliardi nell’arco della vita produttiva della centrale. Tutti costi di cui Enel si “laverebbe” le mani e che ricadrebbero tutti direttamente sulle popolazioni locali, anche perché l’area dove dovrebbe sorgere la centrale è tax free, così che alla Romania non verrebbero riconosciuti neppure i benefici fiscali.
Per questo ieri una mongolfiera di 40 metri con su scritto “Enel killer del clima” da un lato e “Enel minaccia Galati con 40 anni di inquinamento” dall’altro, ha sorvolato un’ampia zona della Romania, tra Galati e Bucarest. Sì, perché secondo i guerrieri dell’arcobaleno, i danni sulla salute per i cittadini si farebbero sentire in un raggio di almeno 200 km dalla centrale, includendo quindi molti centri abitati, tra cui pure la capitale rumena.
Come spiega Greenpeace in un comunicato: “la centrale dovrebbe bruciare carbone importato dall’Ucraina. Questo vorrebbe dire un traffico di milioni di tonnellate del combustibile più sporco e dannoso sulle acque del Danubio, per 40 anni; e in quello stesso arco temporale un utilizzo insostenibile delle risorse idriche del fiume, nonché la realizzazione di un’area di stoccaggio di ceneri e scorie a cielo aperto, dalla quale si disperderebbero grandi quantità di inquinanti a poche decine di chilometri dal delta del Danubio, una delle aree di maggior pregio naturalistico in Europa.
“La protesta contro Enel non riguarda solo l’Italia, dove il carbone bruciato dall’azienda è causa di una morte prematura al giorno, ma – sostiene Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace – si estende anche in Europa. Enel – continua Boraschi – è controllata direttamente dal Governo italiano, per il 31% è ancora di tutti noi cittadini. Possiamo permetterci, in questa fase di crisi, di esportare il modo più vecchio e inquinante di fare elettricità, danneggiando l’ambiente, la salute e l’economia di altri Stati dell’UE? È questo il contributo che l’Italia sa dare all’Europa?“