L'Efsa si è pronunciata negativamente riguardo alla validità dello studio francese sulla nocività del mais OGM Monsanto NK603. L'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare non ritratterà dunque il proprio parere di approvazione già espresso sulla varietà di mais in oggetto sulla base dei risultati ottenuti dai ricercatori coinvolti nello studio francese, né prenderà in considerazione gli stessi per la valutazione del glisofato attualmente in corso.
L’Efsa si è pronunciata negativamente riguardo alla validità dello studio francese sulla nocività del mais OGM Monsanto NK603. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare non ritratterà dunque il proprio parere di approvazione già espresso sulla varietà di mais in oggetto sulla base dei risultati ottenuti dai ricercatori coinvolti nello studio francese, né prenderà in considerazione gli stessi per la valutazione del glisofato attualmente in corso.
I ricercatori che hanno condotto lo studio avevano dichiarato negli scorsi giorni di non voler sottoporre lo stesso al parere dell’Efsa, in quanto quest’ultima avrebbe potuto esprimere un parere parziale, avendo già pronunciato la propria approvazione per il mais Ogm. L’Efsa, da canto proprio, non ha potuto che porre in discussione le metodologie utilizzate dagli esperti francesi nell’esecuzione dei propri esperimenti.
La più pesante accusa nei loro confronti riguarda l’aver impiegato dei ratti appartenenti ad una specie già naturalmente incline a sviluppare tumori nel corso della propria vita. A parere dell’Efsa, ciò implica che l’incidenza dei tumori rilevata durante gli esperimenti potrebbe essere stata provocata non tanto dalla loro esposizione ad OGM e glisofato, quanto più ad una tendenza già insita negli stessi.
L’Efsa ha trovato inadeguata sia la metodologia utilizzata per lo studio che la descrizione e l’analisi dei risultati ottenuti da parte dei ricercatori. Aver utilizzato dei ratti non in perfetta salute rappresenterebbe una lacuna tale da non rendere gli esperimenti condotti sufficientemente credibili. L’Efsa ha inoltre dichiarato di aver valutato lo studio sulla base di linee guida concordate e riconosciute a livello internazionale. Lo studio d’Oltralpe da questo punto di vista apparirebbe carente alla base, soprattutto sul piano metodologico.
Questo è quanto emerso nel corso dell’analisi preliminare da parte dell’Efsa, che ha dichiarato di avere a cuore la questione della pericolosità degli OGM, e che è pronta ad effettuare un secondo controllo sullo studio francese e sulla documentazione ad esso correlata, che dovrebbe essere portato a termine entro la fine di ottobre 2012. Per quanto riguarda l’esposizione dei ratti all’erbicida Roundup contenente glisofato, al momento, a parere degli esperti in materia di OGM, non è possibile valutare con precisione l’esposizione dei ratti a tale sostanza, poiché nei documenti relativi allo studio non ne viene riferita con chiarezza l’assunzione.
Greenpeace è intervenuta a commentare il dibattito sullo studio francese relativo alla pericolosità di OGM ed erbicida Roundup, sottolineando come tuttora non esistano protocolli adeguati e universalmente riconosciuti per l’esecuzione di test a lungo termine al riguardo. Questo pone seri interrogativi sul motivo per cui la sperimentazione degli effetti a lungo termine non è richiesta dalle vigenti norme comunitarie.
La maggiore perplessità espressa da Greenpeace riguarda il fatto che uno studio indipendente sui possibili rischi legati agli OGM sia stato immediatamente posto sotto attacco, quando non dovrebbe lasciarci indifferenti conoscere che tutti gli OGM attualmente consumati da esseri umani e animali nell’Unione Europea sono stati approvati sulla base di test effettuati dalle stesse aziende biotech che ne chiedono la commercializzazione. Greenpeace conclude lasciando aperto un fondamentale interrogativo sull’affidabilità, la credibilità e la sicurezza degli studi in merito finora condotti:
“L’Efsa riconosce che è fondamentale adottare una metodologia adeguata per una seria ricerca scientifica, ma omette di menzionare il fatto che attualmente non esistono metodi concordati e riconosciuti per effettuare studi sull’esposizione a lungo termine al cibo OGM. Questa è la ragione per cui metodologie adeguate devono essere sviluppate e lo studio francese dovrebbe essere replicato in base a questi metodi concordati”. Non essendovi dunque una certezza sulla veridicità dei risultati ottenuti e sulla correttezza dei metodi adottati in Francia, prima di giungere a considerare come completamente inncocui mais NK603 e glisofato, a parere dell’associazione ambientalista lo studio d’Oltralpe andrebbe ripetuto da capo, nel rispetto di tutte le garanzie richieste.
Marta Albè
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