I prodotti coltivati biologicamente sono realmente più salutari rispetto ai prodotti provenienti da agricoltura intensiva? Questa la domanda alla base di uno studio condotto negli Stati Uniti, già definito clamoroso, ma che in realtà non rappresenta il primo tentativo di addentrarsi nella questione delle caratteristiche nutrizionali di prodotti biologici e "tradizionali" a confronto.
I prodotti coltivati biologicamente sono realmente più salutari rispetto ai prodotti provenienti da agricoltura intensiva? Questa la domanda alla base di uno studio condotto negli Stati Uniti, già definito clamoroso, ma che in realtà non rappresenta il primo tentativo di addentrarsi nella questione delle caratteristiche nutrizionali di prodotti biologici e “tradizionali” a confronto.
Secondo i risultati della recente ricerca, pubblicati sulle pagine della rivista scientifica “Annuals of Internal Medicine” non esisterebbe quasi nessuna differenza tra prodotti coltivati in maniera intensiva e prodotti provenienti da agricoltura biologica. Secondo quanto affermato da colei che ha condotto lo studio, Dena Bravata, le differenze nutrizionali tra le due tipologie di prodotto sarebbero quasi nulle. A tale constatazione si unisce la raccomandazione di consumare frutta e verdura in maggiore quantità, da qualunque provenienza, poiché essa risulterebbe sempre benefica per la salute.
Gli studiosi dell’Università di Stanford hanno deciso di prendere in esame una serie di ricerche condotte tra il 1966 ed il 2011, che hanno preso in considerazione la presenza e l’eventuale pericolosità di pesticidi, ingredienti e sostanze tossiche presenti negli alimenti. Tra prodotti biologici e prodotti tradizionali non vi sarebbero differenze né per quanto riguarda la presenza di vitamine né per quanto concerne contaminazioni batteriche e da salmonella.
Il contenuto proteico del latte proveniente da allevamenti intensivi e biologici sarebbe identico, mentre gli ortaggi biologici presenterebbero un maggiore contenuto di fosforo rispetto ai prodotti coltivati con l’impiego di pesticidi, ma tale dato sarebbe stato considerato da parte dei ricercatori come irrilevante dal punto di vista nutrizionale.
Differente il capitolo riguardante i pesticidi. Soltanto nel 7% dei prodotti biologici presi in considerazioni ne sarebbero stati rilevati dei residui (ricordiamo che i pesticidi non vengono utilizzati all’interno dell’agricoltura biologica e che la loro presenza potrebbe eventualmente essere frutto di contaminazione delle acque o dei terreni), dato che va a scontrarsi con il 38% relativo ai prodotti tradizionali.
In proposito, gli esperti statunitensi hanno immediatamente tenuto a sottolineare che in entrambi i casi i livelli di residui di pesticidi sarebbero sempre rimasti al di sotto della soglia di pericolo, rendendo tali prodotti innocui per la salute e perfettamente vendibili a norma di legge. Anche il consumo di prodotti biologici da parte delle donne in gravidanza sarebbe stato ritenuto ininfluente sulla salute del nascituro.
Quali sarebbero dunque i vantaggi legati alla coltivazione, all’acquisto ed al consumo di prodotti biologici? Continuare a scegliere il biologico significa porsi controcorrente rispetto a metodi di coltivazione che utilizzano sostanze chimiche in grado di inquinare i terreni e di nuocere allo stesso tempo alla salute degli addetti ai lavori e di coloro che si trovano a vivere in zone particolarmente interessate dall’impiego di pesticidi.
È bene ricordare, in proposito, il caso della mamma che sfidò Monsanto e la recente ipotesi che collega l’insorgere della Sla all’impiego dei pesticidi. Restano infine indiscusse le qualità organolettiche dei prodotti provenienti da agricoltura biologica certificata o coltivati in proprio senza l’ausilio di pesticidi o di altre sostanze chimiche, pratiche che li rendono in grado di conservare profumi e sapori dei quali la frutta e gli ortaggi comunemente presenti nei supermercati non possono di certo vantarsi.
Marta Albè
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