In bici per sconfiggere la leucemia: l’avventura di Luigi Laraia

In bici per sconfiggere la leucemia. "Sono un malato di cancro che andrà in bicicletta da Washington D.C., Stati Uniti, a Vancouver, Canada, in 35 giorni, per aumentare la consapevolezza e raccogliere fondi per la ricerca della leucemia". Questo il messaggio che accoglie chi visita il blog "relentless for a cure" di Luigi Laraia, 37 anni, bolognese, che vive e lavora a negli Stati Uniti alla Banca Mondiale, dove si occupa di progetti per i paesi del terzo mondo

In bici per sconfiggere la leucemia.Sono un malato di cancro che andrà in bicicletta da Washington D.C., Stati Uniti, a Vancouver, Canada, in 35 giorni, per aumentare la consapevolezza e raccogliere fondi per la ricerca della leucemia“. Questo il messaggio che accoglie chi visita il blog “relentless for a cure” di Luigi Laraia, 37 anni, bolognese, che vive e lavora a negli Stati Uniti alla Banca Mondiale, dove si occupa di progetti per i paesi del terzo mondo.

Tre mesi fa gli hanno diagnosticato una forma rarissima di leucemia, ma lui ha reagito pianificando una traversata degli Stati Uniti in bicicletta, con tre scopi principali: diventare lo sportivo che sognava di essere, sconfiggere il male e promuovere una raccolta fondi per la ricerca in favore di Leukemia and Lymphoma Society (LLS). Ecco perché, appena tre mesi dopo la chemioterapia conclusa a Maggio, che dovrà ripetere a Ottobre, Luigi si lancerà nell’impresa benefica.

Il 26 luglio prossimo, partirà dall’Ambasciata Italiana a Washington, alle ore 20 italiane, la sua marcia verso la lontana città canadese, che raggiungerà, secondo i piani, il 03 Settembre. Sarà dura: dovrà percorrere in 35 giorni circa 200 chilometri al giorno, per un totale di 8 ore in sella, attraversando 12 stati. “Sono sempre stato molto attivo – racconta al The guardian– e un vero appassionato di sport estremi, quindi la diagnosi della malattia è stata per me un vero shock. Tra tutte le paure, il timore più grande è stato il pensiero di non poter più fare ciò che mi rende felice: lo sport. Per questo ho deciso di dimostrare a me stesso che posso ancora farcela“.

Dormirà in hotels e ostelli, senza alcun team di supporto. Un solo cambio di vestiti, per non appesantire troppo il suo carico, e un computer con cui aggiornare il suo diario di bordo sono gli unici oggetti che avrà con sé. Il Comune di Bologna, che insieme alla Rete Civica Iperbole seguirà il suo viaggio e contribuirà alla campagna di raccolta fondi, ha già fatto “sua” questa grande sfida: “non vogliamo fermarci qui, infatti, abbiamo pensato che sarebbe una cosa importante se Luigi fosse uno dei primi Ambasciatori della nostra città“, scrive l’assessore bolognese Matteo Lepore sul suo blog.

Non è mai successo che una persona clinicamente malata s’imbarcasse in una simile impresa – spiega ancora Luigi- ma i medici mi hanno assicurato che le mie difese immunitarie non ne risentiranno, a patto che segua i bisogni del mio corpo. Non voglio essere un eroe. Rendere pubblica la mia malattia all’inizio mi ha reso più vulnerabile, ma poi capisci che è più importante ciò che dimostri a te stesso e la speranza che riesci a trasmettere agli altri“. Per dimostrare che è possibile “continuare a vivere felici, anche mentre si combatte per la propria vita“.

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