La particella di Dio, nota anche come Bosone di Higgs, potrebbe essere stata osservata al Cern, che oggi ne ha dato l'annuncio ufficiale
Bosone di Higgs, la cosiddetta particella di Dio esiste davvero. Al Cern di Ginevra si grida al miracolo. Questa mattina nel corso di un seminario organizzato per l’occasione, gli scienziati hanno annunciato che la celebre e misteriosa Particella di Dio, da anni cercata, potrebbe esistere veramente. Anzi, sarebbe stata addirittura osservata nel corso degli esperimenti Atlas e Cms, di cui sono stati presentati i risultati preliminari.
Nel corso di entrambi gli esperimenti, secondo quanto rivela il Cern in una nota, è stata osservata una nuova particella nella regione di massa tra 125-126 GeV. I risultati presentati oggi nel corso del seminario svizzero sono però da considerare preliminari. Essi infatti si basano sui dati raccolti tra il 2011 e il 2012, e dovranno essere integrati con gli esiti delle analisi di quelli effettuati quest’anno.
Nel corso dei primi tre mesi di lavoro del 2012, il Large Hadron Collider, il grande acceleratore di particelle del Cern, è riuscito a realizzare circa 560.000 miliardi di collisioni protone-protone ed è già avviato per realizzare un milione e mezzo di miliardi di collisioni protone-protone entro l’anno.
Si osservano nei nostri dati chiari segni di una nuova particella, al livello 5 sigma, nella regione di massa intorno 126 GeV –ha detto il portavoce dell’esperimento Atlas Fabiola Gianotti. Le eccezionali prestazioni dell’LHC e di Atlas e gli enormi sforzi di molte persone ci hanno portato a questa fase emozionante. Qualcosa c’è, ma occorre attendere che anche i nuovi dati confermino la scoperta.
Adesso sarà necessario capire l’esatta natura della nuova particella avvistata al Cern e se davvero può cambiare le nostre conoscenze sull’universo. Le sue proprietà sono davvero quelle del Bosone di Higgs? L’anello mancante nel Modello Standard della fisica delle particelle è stato finalmente trovato?
Il Modello Standard descrive le particelle fondamentali di cui è fatta ogni cosa visibile nell’universo. Tuttavia, la materia, così come noi la conosciamo, è solo il 4% del totale. Il resto è ancora sconosciuto. Come ha confermato l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, la particella osservata presenta gran parte delle caratteristiche attese per il bosone di Higgs, anche se serviranno ulteriori ricerche ed elaborazioni dei dati per averne la certezza definitiva.
Le eccezionali prestazioni dell’LHC e di Atlas e gli enormi sforzi di molte persone ci hanno portato a questa fase emozionante” ha detto Fabiola Gianotti, che sottolinea però il fatto che ci vorrà ancora del tempo per preparare questi risultati per la pubblicazione. Esperimenti come Atlas e Cms sono il frutto di grandi collaborazioni internazionali – ha commentato Fernando Ferroni, presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
La componente italiana in questi esperimenti, nel personale dell’acceleratore e nella direzione del CERN è importante e molto qualificata (Fabiola Gianotti portavoce di ATLAS, Guido Tonelli portavoce emerito di CMS, Sergio Bertolucci direttore di ricerca del laboratorio).
Secondo Ferroni, inoltre, i risultati presentati oggi al Cern non solo rappresentano un passo avanti di straordinaria importanza per la conoscenza dell’Universo ma avranno dei riflessi anche in altri settori, ad esempio quello della tecnologia medica: “Le tecnologie di frontiera impiegate negli esperimenti a LHC sono state, sono e saranno il punto di partenza per realizzare apparecchiature innovative quali ad esempio la Tomografia a Emissione di Positroni (PET) e i magneti ad alto campo della Risonanza Magnetica (RM)”.
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