Quinto conto energia: nuovo richiamo della UE. Urge semplificare

L'Ue torna a tirare le orecchie all'Italia per via dei decreti sulle Rinnovabili

Quinto conto energia. Nuovo monito da parte dell’Ue al Governo italiano. La Direzione generale della Commissione Ue ha espresso le proprie perplessità riguardo ai decreti sulle rinnovabili, ancora in fase di stallo.

I nuovi timori dell’Europa riguardano in particolate il sistema di incentivi per il fotovoltaico, all’indomani del raggiungimento dei 6 miliardi previsti dal Quarto conto energia, che ne sancirebbe di fatto la fine. Secondo l’Ue, il Quinto Conto Energia e il decreto per le rinnovabili elettriche non fotovoltaiche così elaborati potrebbero destabilizzare e scoraggiare gli investitori. Questi ultimi infatti sarebbero penalizzati dalle continue modifiche e dalle differenze tra un decreto e l’altro, ma anche dall’eccessiva burocrazia.

Dopo le Regioni, le Associazioni, i Comuni e molte altre autorità, anche l’Europa ha ribadito la necessità di semplificare le procedure, dall’iscrizione al registro degli impianti fino al meccanismo delle aste. Di recente il commissario Gunther Oettinger aveva detto che i decreti, con le attuali bozze, avrebbero reso “molto difficile, se non impossibile, per i produttori indipendenti accedere al finanziamento dei propri progetti“.

Già lo scorso anno, il Commissario europeo all’energia aveva sottolineato i limiti dell’iniziativa italiana attraverso una lettera inviata all’allora Ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani. Il nostro paese, secondo l’Europa, deve raggiungere la quota del 17% dei consumi finali lordi di energia da fonti rinnovabili entro il 2020.

E aveva ribadito la necessità che il governo creasse in tempi brevi un “quadro interno d’incentivazione chiaro, stabile e prevedibile per garantire lo sviluppo delle rinnovabili, senza correre il rischio che i necessari investimenti privati siano rimandati e diventino più costosi, ostacolando cosi il raggiungimento del suddetto obiettivo“.

Come? Sostenendo l’evoluzione tecnologica per aumentare l’efficienza e attraveso una quantità incentivi proporzionata ai costi decrescenti degli investimenti destinati alle rinnovabili.

Oltre un anno dopo, e quando ormai siamo vicini ai 6 miliardi di euro, la musica non sembra essere cambiata. È chiaro che, prima di bocciare il provvedimento, occorre capire se le modifiche espresse dalla Conferenza Unificata possano essere accolte, riportando il futuro energetico del paese sulla retta via delle rinnovabili. Corrado Passera ha promesso che lo farà.

E ormai dovrebbe davvero mancare poco.

Francesca Mancuso

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