Dopo lo scandalo del “pink slime”, la melma rosa utilizzata oltreoceano per aumentare il volume della carne macinata, che starebbe provocando una diminuzione del suo consumo negli Stati Uniti, ecco nascere una nuova preoccupazione alimentare per i consumatori del mercato a stelle e strisce. Essa riguarda anche uno degli alimenti più amati negli Usa, quasi irrinunciabile sia a colazione che a merenda, in particolare da parte dei bambini: il burro d’arachidi.
Dopo lo scandalo del “pink slime”, la melma rosa utilizzata oltreoceano per aumentare il volume della carne macinata, che starebbe provocando una diminuzione del suo consumo negli Stati Uniti, ecco nascere una nuova preoccupazione alimentare per i consumatori del mercato a stelle e strisce. Essa riguarda anche uno degli alimenti più amati negli USA, quasi irrinunciabile sia a colazione che a merenda, in particolare da parte dei bambini: il burro d’arachidi.
Attraverso un nuovo studio effettuato su alcuni prodotti acquistati nei supermarket di Dallas, in Texas, i ricercatori hanno individuato la presenza quasi nella metà degli alimenti esaminati, che oltre al burro d’arachidi comprendevano pesce, carne di tacchino e carne di manzo, la presenza di tracce di una pericolosa sostanza ignifuga solitamente utilizzata per l‘isolamento delle pareti degli edifici.
Tra gli autori dello studio, Arnold Schecter, della University of Texas School of Public Health, sottolinea come una simile sostanza non dovrebbe essere mai presente in alcun tipo di alimento, in quanto per nessun cibo, a rigor di logica, vi dovrebbe essere la necessità di un trattamento mediante sostanze ignifughe. Si tratterebbe dunque dell’ennesimo agente contaminante e potenzialmente pericoloso per la salute ad infiltrarsi nella catena produttiva dell’industria alimentare, destando così numerose perplessità sulla qualità del cibo che i cittadini acquistano ogni giorno per nutrirsi.
La sostanza in questione, denominata Hexabromocyclododecane (HBCD), non farebbe altro che allungare la lista dei componenti chimici sospetti individuati all’interno degli alimenti, tra le quali non sono mancate, sempre negli Stati Uniti, DDT, mercurio e diossina, che hanno interessato in particolare alimenti quali il pesce e diversi prodotti comunemente in vendita nei negozi di alimentari.
Riguardo l’HBCD, la U.S. Environmental Protection Agency (EPA) si è immediatamente pronunciata definendo tale sostanza come in grado di provocare nell’uomo danni legati alla riproduzione ed alla produzione di ormoni, con conseguenze che potrebbero rivelarsi molto gravi soprattutto nel caso dei bambini e dei neonati, anche con riferimento al periodo precedente alla nascita. Tracce di tale sostanza sono infatti state individuate nel cordone ombelicale.
Lo studio non specifica quali marchi di prodotti siano stati presi in esame, ma riferisce di aver preso in considerazione prodotti comunemente diffusi. Secondo gli esperti, l’assunzione di sostanze chimiche potenzialmente pericolose come l’HBCD, ingerite accidentalmente tramite gli alimenti, sarebbe in grado di provocare un vero e proprio accumulo di tossine all’interno dell’organismo, con conseguenze che potrebbero incidere sulla salute. L’EPA, infine, non ha dimenticato di sottolineare come la l’HBCD sia da considerarsi una temibile fonte di inquinamento ambientale, in grado di mettere in pericolo gli organismi acquatici, oltre che di provocare potenziali danni neurologici e riproduttivi nell’uomo.
Marta Albè