Gettare il latte nel lavandino provoca lo stesso impatto ambientale delle auto inquinanti. Lo rivela uno studio inglese che mette in risalto i costi dell'ambiente provocati dall'industrializzazione (spesso inefficiente nei suoi processi) e dalle strategie di marketing molto aggressive, specie nel settore del food anglosassone.
Gettare il latte nel lavandino provoca lo stesso impatto ambientale delle auto inquinanti. Lo rivela uno studio inglese che mette in risalto i costi dell’ambiente provocati dall’industrializzazione (spesso inefficiente nei suoi processi) e dalle strategie di marketing molto aggressive, specie nel settore del food anglosassone.
Secondo gli esperti, le 360.000 tonnellate di latte che ogni anno finiscono nelle tubature delle abitazioni britanniche creano gas serra per un totale di 100.000 tonnellate di diossido di carbonio: lo stesso impatto ambientale dato da 20.000 automobili in corsa.
Non a caso, secondo quanto riferito dagli studiosi, il 99% del latte che viene gettato via dai cittadini di tutta la Gran Bretagna viene definito come “uno spreco assolutamente evitabile“. Quasi la metà del latte sprecato deriva dal comportamento sbagliato dei consumatori: ne acquistano troppo e tutto insieme e poi non hanno la possibilità di smaltirlo, di conseguenza il latte inacidisce e finisce nel lavandino!
Ma non è tutto: lo spreco alimentare non si ferma al latte! Gli scienziati hanno anche dimostrato che se tutti i Paesi occidentali tagliassero i loro consumi di pollo per raggiungere i livelli ottenuti dai giapponesi (che attualmente corrispondono alla metà di quelli occidentali) la riduzione delle emissioni di gas serra sarebbe drastica: in pratica, sarebbe come togliere dalle strade 10 milioni di macchine in modo permanente.
Morale?
Gli scienziati inglesi confermano che tagliare gli sprechi di cibo e il consumo quotidiano di carne – a vantaggio di frutta e verdura di stagione a chilometri zero – ridurrebbe in modo significativo l’impatto ambientale, tagliando le emissioni di protossido d’azoto e i problemi legati ai cambiamenti climatici.
“Riducendo gli sprechi e aumentando l’efficienza nei processi agricoli si potrebbero tagliare nettamente le emissioni di gas” – ha detto David Reay, professore alla Edinburgh University, che ha condotto lo studio pubblicato anche sulla rivista Nature Climate Change – Il protossido d’azoto è infatti il principale gas serra derivante dall’agricoltura“.
Insomma, razionalizzando i processi produttivi e rivedendo le nostre abitudini di acquisto potremmo davvero fare la differenza!
Verdiana Amorosi