Tanto piccolo quanto straordinario. Un reperto dall'inestimabile valore, vecchio più di 42.000 anni, che arriva dritto dritto dal passato sotto il nome di Lyuba. Si tratta di un fossile mummificato di un cucciolo di mammut femmina, di appena un mese di vita, così ben conservato che nello stomaco presenta ancora oggi tracce del latte materno.
Tanto piccolo quanto straordinario. Un reperto dall’inestimabile valore, vecchio più di 42.000 anni, che arriva dritto dritto dal passato sotto il nome di Lyuba. Si tratta di un fossile mummificato di un cucciolo di mammut femmina, di appena un mese di vita, così ben conservato che nello stomaco presenta ancora oggi tracce del latte materno.
Per quanto grande nelle dimensioni, Lyuba era un tenero cucciolo che aveva appena un mese quando, più di 40.000 anni fa, scivolò in un banco di fango, risucchiata probabilmente da un torrente, dove trovò la morte per soffocamento e restò congelata durante l’Era Glaciale. Scoperta appena 5 anni fa, nel 2007, dopo un riposo durato millenni, da un pastore di renne nomade nel permafrost siberiano della penisola di Yamal, sui monti Urali, il piccolo mammut torna a far parlare di sé, visto che da domani 12 Aprile, fino al 10 Maggio, sarà protagonista per la prima volta in Asia, dopo l’esposizione nel 2010 al Field Museum di Chicago, della mostra “I Love Lyuba: Baby Mammoth of the Ice Age” , presso l’IFC Mall di Hong Kong, per poi partire per un vero e proprio tour che toccherà la Cina, l’Indonesia, Singapore e Taiwan.
Conservato in appositi imballaggi “diseccativi”, Lyuba potrà essere osservata da migliaia di visitatori incuriositi e da esperti affascinati, grazie alla gentile concessione dello Shemanovsky Museum dello Salekhard, in Russia. La curatrice del museo, Galina Karzanova, descrivendo le condizioni di Lyuba spiega: “il suo tronco è quasi interamente intatto, il che è molto raro visto che si tratta della parte più fragile del mammut, e anche le sue orecchie sono più o meno ancora integre. Persino la sua pelle è intatta, il che è, ancora una volta, davvero raro. Ma ciò che più conta per gli scienziati sono i suoi organi interni, come l’intestino, rimasti ben conservati”.
Il terreno ghiacciato della Siberia si è rivelato, infatti, l’avamposto che custodisce mammut con tessuti morbidi, dove si è trovata la maggior parte dei cuccioli dell’animale preistorico fin dal 18/o secolo, scoperto abbastanza recentemente. Soltanto nel 1977 è stato scoperto in Siberia, vicino alla costa del Pacifico, l’intero corpo di un mammut, un cucciolo maschio chiamato Dima, mentre nei secoli precedenti le scoperte hanno riguardato soprattutto parti di adulti, come zanne e ossa.
Ora la speranza è che gli organi del cucciolo, estratti dal suo corpo utilizzando tecnologie all’avanguardia, possano rivelare ulteriori informazioni non solo per quanto riguarda la morfologia e la forma del mammut, ma anche sull‘ambiente e sul clima dell’Era Glaciale. Il che fa fregare le mani a scienziati come Alexei Tikhonov, direttore del Museo Zoologico e Vice Direttore dell’Accademia russa di Scienze Zoologiche, che sta lavorando alla realizzazione del suo più grande sogno nel cassetto: riportare i mammut in vita nelle aree polari, mettendo nell’utero di un elefante indiano una cellula ‘recuperata’ e facendola generare. Un sogno che, sinceramente, a noi fa tremare soltanto al pensiero.
Roberta Ragni