Decreto Rinnovabili: tutti i commenti sulla nuova bozza

La bozza sul decreto per le rinnovabili fa già discutere. Ma Clini sottolinea l'esigenza di un piano energetico nazionale che dia il giusto peso alle diverse forme di energie rinnovabili

Decreto rinnovabili. Clini giudica un autogol fermare le rinnovabili nel nostro paese. Per questo auspica la riduzione degli aiuti al nucleare e alle acciaierie per puntare all’energia pulita. Ma non solo. Secondo il Ministro dell’Ambiente, occorre un piano energetico nazionale che dia il giusto peso alle diverse forme di energie rinnovabili.

Intervistato da RaiNews, Clini ha fatto sapere di essere all’opera insieme al Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, nonostante le iniziali divergenze di opinione, sulla riduzione degli incentivi per il fotovoltaico. Secondo Passera infatti, i rincari sulle bollette di luce e gas sono legati agli incentivi per le rinnovabili, per questo sarebbero necessari dei decreti per tagliare gli incentivi. Ma Clini non è dello stesso avviso: “Insieme con Corrado Passera stiamo lavorando ad una riduzione degli incentivi, in particolare per il fotovoltaico, per riportare il valore dell’incentivo al prezzo reale dei moduli fotovoltaici di oggi e anche per correggere le speculazioni che ci sono state nel 2010 a causa di uno sciagurato decreto salva- Alcoa che aveva consentito in Italia rendite agli investitori del fotovoltaico al di sopra del 20%, che come si capisce non è assolutamente sano. Questo per chiarire che siamo d’accordo e stiamo lavorando insieme alla revisione degli incentivi“.

Tagli drastici agli investimenti per il fotovoltaico? Probabilmente sarà questo il futuro del settore, ma lungi dal volerlo depotenziare, secondo Clini occorre valorizzarlo e puntare all’innovazione: “La revisione degli incentivi deve assicurare il futuro del fotovoltaico nel nostro paese e più in generale dell’energia solare, perché è uno dei settori di punta dell’innovazione tecnologica a livello globale e uno dei settori cui stanno puntano moltissimo paesi come la Cina, gli Stati Uniti, la Corea e alcuni paesi europei come la Germania, pechè si sta andando verso un’evoluzione tecnologica che dovrebbe poratre nell’arco di pochi anni ad un aumento dell’efficienza dei moduli fotovoltaici“.

“Man mano che aumenta la quota di fonti rinnovabili nel nostro portafoglio energetico si riduce il fabbisogno di importazione di petrolio, di gas naturale” continua il Ministro. “C’è un eccesso di offerta di elettricità nel nostro paese perché la penetrazione delle fonti rinnovabili rende meno competiva l’offerta di elettictà attraverso gli impianti tradizionali“. Per questo motivo, è necessario a suo avviso “un piano energetico nazionale che dia il giusto peso alle diverse forme di energie rinnovabili, altrimenti non riusciremo ad uscirne fuori. Anche se riduciamo il valore degli incentivi per il fotovoltaico, cosa che dobbiamo fare, non avremo necessariamente la riduzione della bolletta perché se rimangono fisse le importazioni con il prezzo attuale del petrolio e del gas noi continueremo ad avere un prezzo alto“.

Ma Clini ritiene che nella strategia futura dovranno esserci dei tagli al nucleare: “Fermando le rinnovabili, rischiamo l’autogol e non tagliamo i prezzi, meglio tagliare gli aiuti al nucleare e alle acciaierie“. Occorre fare pulizia, cercando di salvaguardare il settore dalle infiltrazioni mafiose: “C’è stato un momento nel nostro paese caratterizzato da altissimi incentivi che non corrispondevano al costo reale delle tecnologie utilizzate e che hanno consentito ampi margini di rendita finanziaria. È qui che si è inserita anche la malavita organizzata, e su questo bisogna tagliare, abbiamo già cominciato a farlo. Già il precedente governo aveva iniziato a fare una prima operazione di pulizia. Su questo dobbiamo continuare, perché l’incentivo deve servire a pagare il costo dell’investimento non a generare un’iniziativa speculativa aggiuntiva” dice Clini. “Bisogna promuovere le fonti rinnovabili togliendo spazio a chi ritiene che esse possano essere terreno per le speculazioni finanziarie“.

Intanto è stata resa nota la bozza del decreto sulle rinnovabili che, in sintesi, prevede:

L’apertura il 30 giugno prossimo dell’iscrizione nei registri Gse per accedere agli incentivi per le fonti di energia rinnovabili

l’incentivazione sarà prioritariamente assegnata al settore termico e a quello dell’efficienza energetica;

l’obiettivo è arrivare al 17% di energie rinnovabili entro il 2020;

il costo degli incentivi sarà di 11,5 miliardi l’anno;

prevista la conversione dei certificati verdi in incentivi e il ritiro dei certificati verdi per le produzioni fino al 2015.

Secondo quanto prevede la nuova bozza, composta di 26 articoli e 6 allegati, è necessario infatti portare le energie rinnovabili ad almeno il 17% del consumo complessivo di energia entro il 2020.

Legambiente ha accolto con favore le dichiarazioni di Clini: “Bravo Clini, e basta bugie sui costi delle rinnovabili in bolletta. Gli italiani pagano soprattutto la dipendenza dai combustibili fossili e le troppe centrali termoelettriche a mezzo servizio. I vantaggi delle tecnologie pulite diventano, invece, sempre più evidenti: abbassano il prezzo dell’elettricità al picco della domanda proprio grazie al solare fotovoltaico, riducono le importazioni grazie a una produzione pari al 26,6% dei consumi elettrici, abbassano i costi legati al protocollo di Kyoto. Invitiamo quindi il Ministro Passera a leggere con attenzione lo studio della Bocconi che mette in luce i risparmi che gli investimenti nelle rinnovabili produrranno nei prossimi anni, invece di ascoltare solo le solite lobby delle centrali inquinanti“.

Gli ambientalisti inoltre sottolineano l’assurdità di concentrarsi sui tagli alle rinnovabili che costituiscono una fetta davvero esigua del prezzo dell’energia: “È stupefacente che tutta l’attenzione si concentri su quel 10% della bolletta elettrica legato agli incentivi alle rinnovabili, mentre nulla si dice sul restante 90% che riguarda il costo dell’acquisto di petrolio e carbone, i miliardari guadagni delle imprese, i sussidi al nucleare e ad altre voci assurde, oltre alle tasse. È evidente la regia di questa operazione da parte di chi ha interesse a difendere la produzione termoelettrica convenzionale e a fermare il nuovo che avanza – ha detto Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente –. Come non appare certamente neutrale l’atteggiamento del Ministro Passera, che in questi mesi invece di approvare i decreti attuativi per le rinnovabili termiche e elettriche, fermi da settembre, ha preferito rinviare ogni decisione e confronto, per arrivare ora a parlare solo di tagli e tetti alle rinnovabili ‘per aiutare le bollette di famiglie e aziende’, riproponendo una strada vecchia, sbagliata e che non fa gli interessi del Paese. Perché solo una politica incentrata sulle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica potrà garantire nei prossimi anni reali vantaggi e una uscita dalla attuale situazione“.

Anche Coldiretti spinge per il decreto sulle rinnovabili “atteso da oltre un anno con il rischio concreto che vengano bloccati gli investimenti per gli impianti di biogas, di biomasse e di bioliquidi sostenibili“. Secondo l’associazione, inoltre, è necessario “favorire impianti di piccola dimensione che valorizzino gli scarti della produzione, sulla base di quanto previsto dal decreto legislativo N.28 del 2011“.

Soddisfazione anche da parte del senatore Roberto Della Seta, capogruppo Pd in Commissione Ambiente, del senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici, e dell’on. Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd: “Bene l’intervento autorevole e puntuale del Ministro Clini sul tema delle rinnovabili, che ne ha sottolineato la strategicità per il sistema Paese e il ruolo fondamentale per arrivare ad un sistema elettrico meno rigido e più articolato che consenta di allentare la dipendenza dell’Italia dalle fonti fossili. Il ministro Clini – continuano i parlamentari del Pd – sgombra il campo da alcune forzature che negli ultimi giorni hanno irrigidito il dibattito sul peso che le energie rinnovabili, a partire dal fotovoltaico, hanno effettivamente sulle bollette elettriche in Italia. Ben venga un ‘tagliando’ al sistema di incentivazione, ma che sia contestuale all’eliminazione dei costi che ancora immotivatamente si annidano nelle bollette come il Cip6 o gli sconti alle grandi industrie energivore, quelle sì vere zavorre che rallentano la competitività del Paese e pesano sulle famiglie“.

Secondo i tre senatori, occorre invece puntare alle rinnovabili nel ripensare allo sviluppo energetico del paese: “Sarebbe un errore imperdonabile azzoppare il settore delle energie rinnovabili, perché i benefici di medio e lungo periodo che possono garantire, con una maggiore occupazione, export netto dell’industria e una riduzione del prezzo di picco dell’energia, sono stimati nell’ordine di quasi 80 miliardi di euro nei prossimo vent’anni da autorevoli studi condotti dall’Università Bocconi”. Per questo “ci auguriamo che il Governo nella consapevolezza della forza trainante della green economy segua la linea della lungimiranza, adottando per le rinnovabili un sistema di incentivazione che premi l’efficienza e sia premiante nei confronti di chi innova e inquina meno“.

Anche i Circoli dell’Ambiente con una dichiarazione del Presidente Alfonso Fimiani sono intervenuti sulla vicenda criticando in particolare la posizione di Passera: “Abbiamo più volte invocato una riforma che rimoduli gli incentivi ad un settore, quello delle ‘nuove rinnovabili’, che, seppur estremamente importante per garantire il giusto mix produttivo, è e sarà per molti anni ancora di nicchia rispetto al fabbisogno energetico italiano e di certo non rappresenta una soluzione immediata a quella crisi energetica che il Premier Monti ha definito ancor più grave di quella economica. Bisogna porre un tetto agli incentivi ed evitare ogni forma di speculazione, in particolare sui terreni agricoli“. E condividono le parole di Clini: “Ha pienamente ragione il Ministro Clini quando invoca da un lato la ulteriore espansione del settore, con maggiore attenzione ad altre fonti oltre il fotovoltaico, e dall’altro una diffusione capillare della produzione energetica, che si potrà ottenere con norme che garantiscano una trasparenza maggiore nei rapporti tra aziende e consumatori e con l’aumento degli incentivi alle famiglie ed agli impianti entro i 5 Kilowatt“.

Immancabile perà il riferimento al nucleare. Secondo Fimiani “l’Italia paga dazio per la mancanza del nucleare, che è la fonte più economica, pulita e sicura“.

Ma il 98% degli italiani non la pensa in questo modo. Referendum docet.

Francesca Mancuso

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