Prosegue presso la Commissione Europea il dibattito riguardante l’opportunità dell’introduzione di sementi Ogm nel nostro Paese. La proposta Ue relativamente alla concessione ai singoli membri dell’Unione di potere decisionale riguardo all’opportunità di limitare o di vietare la coltivazione – ma non la commercializzazione – di organismi geneticamente modificati sul proprio territorio è stata anticipata da una possibile via di compromesso, avanzata dalla presidenza danese. Essa non ha ricevuto approvazione unanime da parte dei Paesi membri, ma destano preoccupazione le parole del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, il quale non ha mancato di sottolineare la propria apertura nei confronti delle coltivazioni transgeniche.
Prosegue presso la Commissione Europea il dibattito riguardante l’opportunità dell’introduzione di sementi Ogm nel nostro Paese. La proposta Ue relativamente alla concessione ai singoli membri dell’Unione di – ma non la commercializzazione – di organismi geneticamente modificati sul proprio territorio è stata anticipata da una possibile via di compromesso, avanzata dalla presidenza danese. Essa non ha ricevuto approvazione unanime da parte dei Paesi membri, ma destano preoccupazione le parole del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, il quale non ha mancato di sottolineare la propria apertura nei confronti delle coltivazioni transgeniche.
La proposta danese è apparsa evidentemente volta a porre un ostacolo lungo il cammino dell’Unione Europea, che, per volere degli stessi cittadini e consumatori, nonché di fronte alla voluta uscita dal mercato europeo di alcune multinazionali delle sementi, sembrava fino a questo momento sempre più rivolto verso la volontà di un totale divieto degli Ogm sul proprio territorio. L’attuale presidenza ha tentato, pur senza ottenere il risultato sperato, di rendere possibile ai singoli Paesi di comunicare direttamente alle aziende detentrici dei brevetti bio-tech sulle sementi transgeniche la propria decisione in merito ad una loro eventuale messa al bando o limitazione.
Di fronte alla controproposta danese, avanzata in occasione della riunione dei Ministri dell’Ambiente europei a Bruxelles, 7 Stati su 27 hanno espresso il proprio no. Si tratta di Gran Bretagna, Irlanda, Slovacchia, Francia, Germania, Belgio e Spagna. Cinque i Paesi favorevoli (Slovenia, Lettonia, Lituania, Bulgaria e Cipro), ma ad una condizione: che la lista delle motivazioni – ambientali, sanitarie, sociali e/o economiche – per il blocco degli Ogm sia inserita tra gli articoli del testo e non rimanga una semplice appendice ad esso. A seguito dei differenti pareri espressi dai Paesi dell’unione, che includono 15 sì incondizionati, sarà necessario riflettere ancora sulla questione, evidenza che ha causato l’amarezza del Presidente di turno del Consiglio dei Ministri dell’Ambiente Ue, Ida Auken.
Tale risultato era stato anticipato dallo stesso Corrado Clini, il quale aveva previsto la necessità di tempi più lunghi per giungere ad un accordo finale condiviso sul tema degli Ogm. Auken spera di poter giungere ad un compromesso nel mese di giugno, nonostante vi siano ancora molti Stati scettici. “Ci prenderemo qualche mese di più”, aveva dichiarato Clini poco prima dell’inizio del dibattito. Il Ministro dell’ambiente italiano si è dichiarato favorevole alla possibilità di lasciare ai singoli Stati la decisione in merito agli Ogm, ponendo le aziende proprietarie dei brevetti come intermediarie, in linea con la proposta danese ed a patto che le motivazioni di limitazioni o rifiuti diventino parte integrante del nuovo testo di legge. Ciò significherebbe bloccare il percorso diretto al divieto di coltivazione di organismi transgenici, accettando un compromesso che permetterebbe la loro introduzione in territorio italiano, seppur con delle limitazioni da decidere caso per caso.
Le alte cariche statali sembrano però non tenere conto ancora una volta conto dei pareri espressi dai cittadini italiani, il 70% dei quali nel corso degli ultimi cinque anni si è espressamente dichiarato contrario agli Ogm. A parere di Coldiretti, sarebbe controproducente riaprire una polemica sterile. L’introduzione di Ogm in Italia avrebbe come conseguenza primaria quella di minacciare la istintività dei prodotti nostrani, di quel Made in Italy costantemente millantato ma mai realmente difeso. A preoccuparsi delle aperture del Ministro Clini è inoltre AIAB, che spera che l’Italia possa proseguire nella difesa del proprio territorio dagli organismi transgenici, sulla base di motivazioni socio-economiche e agro-alimentari. La speranza espressa da Legambiente è infine che nei prossimi mesi in Europa si possa lavorare su un accordo che permetta ai Paesi membri dell’unione di esprimere il proprio totale divieto agli Ogm senza compromessi di sorta.
Marta Albè