Foche e leoni marini strozzati dalla plastica e dagli attrezzi da pesca. Il Dipartimento di Pesca dell'Alaska corre ai ripari
Animali strozzati dai detriti vaganti in mare o intrappolati nelle reti da pesca. Non è più una rarità, ma le crude immagini diffuse dal Daily Mail, che da tempo segue le tristi vicende delle creature marine dell’Alaska soffocate dalla plastica e dalla spazzatura, lasciano comunque senza parole.
Orribili foto e video accendono nuovamente i riflettori sul problema dell’inquinamento degli oceani: leoni marini mutilati dalla spazzatura, foche strozzate dalle reti, da bande, da fascette di plastica e da richiami per la pesca. In particolare, gli effetti nefasti dei rifiuti sui leoni marini e le foche è stato evidenziato da un nuovo video reso noto dalle autorità di pesca del paese.
In particolare, l’Alaska Department of Fish and Game ha mostrato il modo in cui gli attrezzi da pesca e altri detriti mettono a repentaglio la vita di questi animali. Molti muoiono strangolati perché attorno al loro collo si stringono perfide le reti o gli elastici, altri soffocano ingoiando ciò che resta delle fascette di plastica o ancora le esche artificiali metalliche. E molti di questi animali, secondo gli esperti, sono giovani.
Le Autorità dell’Alaska, che a lungo hanno sottostimato i danni fatti all’ecosistema marino dalla pesca, stanno ora cercando di collaborare più strettamente con l’industria ittica per salvaguardare foche e leoni marini, quest’ultimi a rischio estinzione lungo le coste dell’Alaska.
Finora, secondo il Daily Mail, sono 386 animali gli animali marini venuti a stretto contatto con i detriti.
Lauri Jemison, biologo della fauna selvatica del programma Sea Lion Steller dell’Alaska Department of Fish and Game, che ha preso parte allo studio, ha spiegato che spesso il problema è stato sottovalutato: “Abbiamo certamente sottovalutato il numero di animali impigliati. Usciamo ogni estate qui nel sud-est dell’Alaska e cerchiamo di visitare ogni zona in cui gli animali vengono a riva e la colonia dove si riproducono almeno una volta”.
Secondo le ipotesi dei ricercatori, i terribili effetti dei detriti potrebbero colpire anche altri animali, compresi gli uccelli e le tartarughe.
In campo internazionale sono numerosi i tentativi messi in atto per ridurre la quantità di rifiuti che si disperdono in mare. Il Daily Mail da tempo è impegnato nella campagna Bags, che mira a sradicare dal Regno Unito l’uso dei sacchetti di plastica, che hanno già causato la morte di numerose balene al largo della coste della Gran Bretagna.
Anche i capodogli sono messi a rischio dalla plastica. Un esempio su tutti: nelle spiagge californiane nel 2008, vennero trovati due esemplari, uno dei quali aveva 250 chili di plastica nello stomaco.
Intanto, il Dipartimento dell’Alaska è alla ricerca di finanziamenti per far sì che i leoni marini e le foche non rimangano più intrappolati negli attrezzi da pesca. Occorre agire in fretta per liberarli dai rifiuti, com’è emerso dalla Global Conference on Land-Ocean Connections (Gloc), svoltasi a Manila, nelle Filippine, qualche settimana fa. Una lotta contro il tempo e la spazzatura, per salvaguardare i nostri mari.
Francesca Mancuso