Continua la protesta degli agricoltori che insieme agli autotrasportatori hanno bloccato le principali arterie italiane. Ma oggi c'è la prima vittima
Una giornata molto difficile per la protesta portata avanti dal Movimento dei Forconi. Oggi infatti, c’è stata la prima vittima. Un autotrasportatore, il 46enne Massimo Crepaldi, che stava manifestando sulla strada statale 10, nei pressi di Asti, è stato investito da un tir guidato da una collega tedesca. La tragedia ha fatto calare il gelo sulla protesta degli autotrasportatori, che da ieri hanno manifestato sulle strade di tutta Italia, insieme al Movimento partito dalla Sicilia.
Intanto, il sindacato Trasportounito che ha proclamato il fermo fino al 27 gennaio, ha convocato d’urgenza il proprio Direttivo “per assumere decisioni in grado sin da subito di stemperare la tensione e scongiurare il rischio di qualsiasi forma di protesta violenta“. Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito ha ribadito: “Dobbiamo solo stringerci alla famiglia in un lutto gravissimo. Invitiamo le autorità e le forze di polizia che con grande correttezza e responsabilità ci sono state a fianco in queste ore per il mantenimento dell’ordine pubblico, a non assumere decisioni che possano influire sulla tensione dei colleghi”.
L’invito è alla calma, ma la situazione non è affatto semplice. E la protesta non accenna a fermarsi visto che secondo il Comitato Esecutivo Nazionale di Trasportounito, l’assenza di provvedimenti certi da parte del Governo riguardo alla disciplina del settore (applicabilità dei costi minimi, tempi di pagamento e certezza del credito) ed agli aumenti dei costi (gasolio, autostrade, assicurazioni), non fornisce le condizioni per sospendere il fermo nazionale dei servizi proclamato dal 23 al 27 gennaio 2012.
Intanto, Martino Morsello, rappresentante dei Forconi, in una lettera aperta pubblicata sulla pagina Facebook del Movimento ha spiegato ancora le ragioni della protesta.
“Abbiamo raggiunto con i Forconi un grande obiettivo, quello di unificare nella lotta ideale e pacifica tutti i siciliani, abbiamo presenza nei presidi di tutte le categorie sociali, ragazzi dei centri sociali e di forza nuova che si stringono la mano e dichiarano di aver trascorso giornate memorabili. Siamo stati protagonisti fino ad oggi nel condurre manifestazioni pacifiche e incisive, collaborando con le istituzioni, guardia di finanza, polizia, carabinieri, uomini dello stato nell’interesse della legalità“.
Una protesta apolitica, come si è dichiarato fin dall’inizio, che ha cercato di porre sotto gli occhi dell’opinione pubblica e del mondo politico i problemi gravi che affliggono la Sicilia e l’Italia intera. E la protesta, sotto altri connotati, si è spinta fuori dallo stretto puntando a Roma, dove per domani è previsto un incontro tra il Presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo e Mario Monti.
Una protest che non nasce la scorsa settimana, ma che va avanti silenziosamente da anni: “Abbiamo organizzato la marcia su Roma con i trattori, stazionando per diversi giorni a Roma per ascoltare le stupidate dell’allora governo. Successivamente abbiamo riorganizzato un’altra manifestazione con Altragricoltura sempre a Roma, non ottenendo alcun risultato. Abbiamo protestato di fronte alle emittenti Rai nazionali, ci siamo incatenati , abbiamo fatto tutto l’impossibile per smuovere le coscienze dei siciliani“
Fino ad ora: “Oggi la lotta è contro il sistema politico istituzionale burocratico che ci toglie il TOZZO DI PANE“.
Insieme alla protesta degli agricoltori e degli autotrasporatori, c’è anche quella di Coldiretti, che ha calcolato i danni legati ai blocchi degli ultimi giorni: “Sono a rischio 50 milioni di euro di prodotti alimentari deperibili al giorno tra latte, fiori, frutta e verdura che quotidianamente lasciamo le aziende agricole e le stalle per raggiungere i mercati e le industrie di trasformazione per poi arrivare sugli scaffali dei negozi e dei supermercati“.
Secondo Coldiretti “ogni giorno viaggiano su camion e tir circa 525mila tonnellate di prodotti agricoli e alimentari dei quali poco meno del 10 per cento sono deperibili. I produttori agricoli sono costretti a smaltire a proprie spese il prodotto che marcisce o a svenderlo mentre i consumatori sono costretti a fare i conti con gli scaffali dei supermercati vuoti e il rischio di effetti speculativi sui prezzi che cominciano a farsi sentire sugli ortaggi“.
Secondo Coldiretti, inoltre, la protesta lungi dal manifestare a favore del Made in Italy, sta di fatto, favorendo l’importazione di prodotti dall’estero: “Al danno economico immediato va aggiunta la perdita di credibilità con la grande distribuzione europea pronta a sostituire il prodotto Made in Italy con quello proveniente da Paesi come la Spagna nell’ortofrutta o dall’Olanda per i fiori, diretti concorrenti della produzione Made in Italy. La situazione di difficoltà dell’economia è reale, a partire dal caro gasolio che è costato solo alle aziende agricole 400 milioni di euro in un anno, ma la crisi in queste condizioni rischia di aggravarsi e occorre far ripartire al più presto la circolazione“.
Francesca Mancuso