La discarica di Malagrotta continuerà ad operare. Ma i rischi per l'ambiente e la salute sono ormai incalcolabili. La denuncia di Presa diretta. E si guarda al modello di San Francisco
Ancora una proroga alla chiusura della discarica di Malagrotta. In attesa delle contestatissime discariche provvisorie di Riano e di Villa Adriana, i rifiuti di Roma finiranno di nuovo a Malagrotta. Secondo l’ultimo piano, obiettivo principale sarebbe quello di raggiungere il 65% di raccolta differenziata, ma non è affatto semplice. E nell’incertezza la patata bollente è finita tra le mani del prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, che ha disposto l’apertura delle due nuove discariche provvisorie.
A denunciare quanto sta accadendo appena fuori da Roma è stato il servizio Immondiziazero di Presa Diretta andato in onda ieri, che ha evidenziato come davanti ad un’emergenza così seria il governo regionale abbia fatto come Ponzio Pilato. E il Governatore Polverini, anzi, ha accusato Veltroni e le passate gestioni. Veltroni, a suo dire “ha consegnato a questa città una situazione di emergenza vergognosa”.
Ma Malagrotta ormai è stracolma, dopo aver raccolto per 35 anni 4.500 tonnellate di rifiuti al giorno. Che fare allora? La discarica doveva essera già chiusa dal 2007, ma la sua attività è stata prorogata ogni sei mesi, fino al 31 dicembre del 2011, ultima data. Forse. Ma in attesa che vengano aperte le nuove discariche provvisorie (Riano e Villa Adriana), la sua chiusura è stata di nuovo rinviata. “A Malagrotta, spiega Iacona, l’immondizia una volta versata sulla collina viene schiacciata dalle ruspe e poi coperta di terra”.
I limiti sono già stati tutti superati e la discarica è ormai al collasso. “Siamo in emergenza immondizia nel Lazio, con gli stessi numeri di quelli della Campania. L’unica differenza è che noi abbiamo un’enorme discarica, la più grande d’Europa, che si chiama Malagrotta, che da 35 anni raccoglie 4mila e 500 tonnellate di rifiuti romani. Ma quella discarica sta per chiudere, è uno scandalo internazionale, l’Europa ha aperto una procedura d’infrazione perché una simile discarica è fuori legge” ha detto Iacona.
A rendere ancora più grave la cosa è che l’80% dei rifiuti riversati a Malagrotta è indifferenziato e finisce sotto terra. E se chiude Malagrotta succederà quello che abbiamo visto a Napoli. “La politica alza le mani, non fa un piano da qui a dieci anni per risolvere la cosa, passa la palla ad un prefetto. Quest’ultimo ha deciso due siti provvisori, uno a Riano e uno vicino a Villa Adriana, a 800 metri dalla Villa dell’Imperatore Adriano, come mettere l’immondizia dentro al Colosseo, e poi si parla di un’altra discarica definitiva e di altri inceneritori”. Villa Adriana, patrimonio dell’Unesco, puzzerà della nostra immondizia. Per non parlare dei rischi legati alla salute.
E di Riano. Recentemente infatti, un servizio delle Iene ha mostrato che il sito candidato a diventare Malagrotta 2 non sarebbe a norma. Secondo quanto accertato, infatti, la scelta sarebbe ricaduta sull’ex cava di tufo dismessa, che in realtà non lo è affatto ma è ancora operativa.
Inoltre, la discarica dovrebbe sorgere ad una distanza non proprio idonea, secondo quanto previsto dal piano di gestione dei rifiuti approvato dalla stessa Regione. La discarica dovrebbe essere a non meno di 1500 metri dai centri abitati e a 700 dalle case sparse. E in questo caso, il centro abitato di Monteporcino sarebbe ben al di sotto di tale cifra.
“Una discarica è una bomba ad orologeria. Per quanto si possa gestire bene, è impossibile tenere isolata una collina alta 46 metri fatta di organico, così le sostanze finiscono nelle falde acquifere e queste ultime a casa nostra. Ci sono molte evidenze di aumento dei tumori. Sono state trovate su un capello di una persona morta a Malagrotta delle quantità di cadmio, diossina, metalli” continua.
E davanti all’impossibilità, in Italia, di attuare politiche che facciano a meno di discariche e termovalorizzatori, l’esperto ribatte citando l’esempio di San Francisco, città ben più grande di Roma che, attraverso il programma Rifiuti Zero è riuscita a raggiungere il 78% di raccolta differenziata, senza inceneritori. Entro il 2020, punta inoltre a non far confluire nelle discariche neanche un chilo di rifiuti.
Qui inoltre sono stati banditi i contenitori di plastica per il cibo, sostituiti da materiali completamente biodegradabili. In questo contesto ha grande rilevanza la cosiddetta raccolta differenziata spinta, che secondo Iacona spingerebbe a cambiare il packaging.
Una simile soluzione è perfettamente realizzabile, se anche una grande città come San Francisco, è riuscita a farlo. Perché non provarci anche in Italia?