Toctofono: il dispositivo per i vicini del futuro

E’ il mondo che hanno voluto immaginare i tre designer Gian Marco Vitti, Andrea de Chirico e Giacomo Menarini quando si sono messi davanti al quesito posto dal Samsung Design Award (http://www.samsungyoungdesignaward.com/) . Quali nuovi dispositivi elettronici serviranno alle famiglie del futuro? Sì, perché la famiglia è cambiata e lo sappiamo. Si è aperta, si è frammentata, a volte è sradicata dai nuclei originari, ha poco tempo, sempre meno denaro, e sempre più bisogno degli altri.

E se la crisi, la paura, la voglia di riscatto ci facessero riscoprire il valore del vicinato? Se quelle ombre che ci scorrono accanto quando saliamo le scale o quando apriamo il portone diventassero improvvisamente amici, partner, co-ciclisti/autisti/acquirenti…?

È il mondo che hanno voluto immaginare i tre designer Gian Marco Vitti, Andrea de Chirico e Giacomo Menarini quando si sono messi davanti al quesito posto dal Samsung Design Award. Quali nuovi dispositivi elettronici serviranno alle famiglie del futuro? Sì, perché la famiglia è cambiata e lo sappiamo. Si è aperta, si è frammentata, a volte è sradicata dai nuclei originari, ha poco tempo, sempre meno denaro, e sempre più bisogno degli altri.

Ne è venuto fuori il Toctofono, un sistema di dispositivi elettronici domestici che permette di realizzare una rete collaborativa di vicinato. I ragazzi dello Zibbibbo Lab, questo il nome dell’improvvisato studio con cui si sono presentati, studiano a Roma, presso l’ISIA e hanno meno di 100 anni, se sommate le loro età. In un’intervista rilasciata negli scorsi giorni citano il padre dello scoutismo Sir Baden Powell e dicono di voler “pensare di risolvere una buona parte dei problemi delle famiglie contemporanee, dall’emarginazione sociale dell’individuo nel quartiere alla crisi economica e sociale che affligge tutte le fasce di età.”

Ambizioni alte che, ci auguriamo, il futuro permetterà loro di realizzare. Nel frattempo, hanno disegnato un sistema tramite il quale le persone possono “chiamarsi” da un appartamento all’altro senza che il suono sprigionato non sia una terribile suoneria, ma un toc toc pieno, che simula quello sprigionato dal legno. Il dispositivo consta di un display touch-screen sul quale si scorre la rubrica degli inquilini, di una piccola parete di legno che si trasforma in un campanello virtuale e di una base svuota tasche dotata di tecnologia RFID.

Così come oggi potremmo chiamare il vicino di casa per un caffè, domani potremmo farlo per scambiarci qualche ora di tempo e di attività, o per accordarci sui tempi per l’auto in car-sharing o sulla lavatrice da fare nella lavanderia comune.

Vi sembra impossibile? I più innovativi progetti residenziali di co-housing prevedono proprio comportamenti di questo genere: collaborativi. Scambio attivo, compartecipazione e risparmio. Perché se vogliamo vederci il riscontro pratico, di quello stiamo parlando. Meno macchine ma condivise () , meno supermercati e più G.A.S, meno bolletta e più forni e ferri da stiro in comune.

In cambio è necessario munirsi della disponibilità a cambiare atteggiamento, togliendosi di dosso quella pelle da orso che tutti abbiamo messo addosso, viziati dal verbo del consumo, e armarci di buona predisposizione nei confronti dell’altro.

Il toctofono, per esempio, al rientro a casa, ti riconosce grazie alla tecnologia RFID. La base svuota tasche ha un sensore che identifica il chip contenuto all’interno del portachiavi che ogni membro del nucleo familiare possiede, così il sistema ti accoglie a casa ricordandoti i tuoi impegni e ti permette di accedere al network di vicinato.

Pamela Pelatelli

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