Negli Stati Uniti il ricorso alle energie rinnovabili ha compiuto passi da gigante nel corso del 2011. E’ ciò che si evince dall’ultimo numero della “Monthly Energy Review”, rivista ufficiale pubblicata dall’EIA (U.S. Energy Information Administration), ente indipendente ed imparziale che si occupa della diffusione di dati statistici ed informazioni relative all’ambito dello sfruttamento delle fonti energetiche negli USA.
Negli Stati Uniti il ricorso alle energie rinnovabili ha compiuto passi da gigante nel corso del 2011 superando la quota nazioanle di energia prodotta dal nucleare. È ciò che si evince dall’ultimo numero della “Monthly Energy Review”, rivista ufficiale pubblicata dall’EIA (U.S. Energy Information Administration), ente indipendente ed imparziale che si occupa della diffusione di dati statistici ed informazioni relative all’ambito dello sfruttamento delle fonti energetiche negli USA.
Dalle analisi statistiche pubblicate più di recente dall’EIA, emerge come negli USA nel corso dell’anno appena trascorso – i dati raccolti si fermano a settembre 2011 – l’11,95% dell’energia prodotta in territorio statunitense sia stata originata a partire da fonti rinnovabili, quali biomasse, sole, vento, acqua, con l’inclusione della geotermia. Per quanto riguarda il settore del nucleare, la percentuale si attesta attorno al 10,62% nei primi tre quarti del 2011. Le energie rinnovabili superano quindi il nucleare di oltre un punto percentuale.
Si tratta di un primo passo verso la crescita del ricorso alle energie rinnovabili prevista per i prossimi decenni, che avverrà probabilmente a discapito del nucleare, nei confronti del quale una parte dell’opinione pubblica statunitense sembra essere sempre più sfavorevole, sia per i rischi legati ad eventuali emissioni radioattive, sia per gli ingenti investimenti in merito di tempo e denaro che si rivelano necessari per la costruzione di nuove centrali, nonché per il loro successivo smantellamento.
D’altro canto, l’industria statunitense sta prendendo in considerazione nuovi investimenti per il finanziamento di mini-reattori, che potrebbero semplificare, a livello pratico, il ricorso all’energia prodotta attraverso di essi. Non mancano però buone notizie sul fronte della crescita all’interno del settore delle rinnovabili, dato che sono sempre più numerosi gli investitori privati interessati a mettere a disposizione i propri capitali per la realizzazione di impianti fotovoltaici, considerati una fonte sicura di guadagno, oltre che di energia ritenuta “pulita”. La crescita del settore delle rinnovabili non potrà di certo lasciare indifferenti i politici, dalle cui scelte potrebbe dipendere tanta parte del futuro americano in ambito energetico.
E per quanto riguarda il futuro dell’Europa? A dare il buon esempio è la Germania, che ha registrato nel corso dell’anno appena trascorso un vero e proprio calo del ricorso al nucleare, accompagnato da una crescita del consumo di energia derivante da fonti rinnovabili. Si tratta del primo gradino compiuto allo scopo di raggiungere la meta finale, l’abbandono completo dell’atomo a partire dal 2022.
In Germania il divario tra nucleare è rinnovabili supera il 2%. Per quanto riguarda queste ultime si registra infatti un dato del 19,90% sul totale, contro il 17,70% raggiunto dal nucleare, che subisce di per sé un crollo quasi del 5% rispetto all’anno precedente, a seguito della già avvenuta chiusura di alcuni reattori nel marzo del 2011. La Germania prevede inoltre che nel 2050 l’80% dei consumi del proprio territorio derivino da fonti rinnovabili. Un piano certamente ambizioso, i cui effetti auspicabilmente positivi si spera possano essere d’ispirazione per molti.
Marta Albè