Sulla scia dell’esempio di Torino, dove è vietato sparare botti perché spaventano gli animali, altri Comuni si adeguano per seguire la norma. E i divieti continuano a moltiplicarsi lungo tutto lo stivale, da Nord a Sud. Da Milano a Bari, passando per Venezia, Siena, Modena, Palermo. Fino a Pesaro, dove una ordinanza resterà in vigore addirittura fino al 9 gennaio, e ad Olbia, dove il sindaco ha vietato la vendita, il porto e l’utilizzo di fuochi pirotecnici, mortaretti e petardi dalle 17:00 del 31 dicembre alle 6:00 del 1 gennaio. E ancora Agrigento, Ragusa, Arezzo, Cosenza, Brescia, Asti e Firenze.
Sulla scia dell’esempio di Torino, dove è vietato sparare botti perché spaventano gli animali, altri Comuni si adeguano per seguire la norma. E i divieti continuano a moltiplicarsi lungo tutto lo stivale, da Nord a Sud. Da Milano a Bari, passando per Venezia, Siena, Modena, Palermo. Fino a Pesaro, dove una ordinanza resterà in vigore addirittura fino al 9 gennaio, e ad Olbia, dove il sindaco ha vietato la vendita, il porto e l’utilizzo di fuochi pirotecnici, mortaretti e petardi dalle 17:00 del 31 dicembre alle 6:00 del 1 gennaio. E ancora Agrigento, Ragusa, Arezzo, Cosenza, Brescia, Asti e Firenze.
Certo, ogni Comune fa storia a sé. Alcuni hanno emesso ordinanze di natura limitativa (sul tipo di botti e sugli orari e zone in cui sono vietati), altri di divieto totale o parziale in sole alcune zone del comune. Ed è difficile fornire l’elenco completo delle Amministrazioni che l’hanno fatto. Ma si tratta di decisioni che incontrano il plauso delle associazioni animaliste, che chiedono a tutti i comuni del Bel Paese di vietare l’uso di materiali pirotecnici. Come l’Aidaa, Associazione italiana in difesa degli animali e dell’ambiente, che ha dedicato gli ultimi giorni dell’anno alla campagna “No ai botti di Capodanno”, la cui petizione ha abbondantemente superato le 10.000 firme.
In Italia, spiega l’Aidaa sul proprio blog, sono 7 milioni le famiglie che possiedono uno o più animali domestici, nelle nostre case e nei nostri giardini vivono circa 10 milioni di cani, altrettanti gatti e oltre 40 milioni di altri animali domestici (pesci, uccellini, tartarughe, conigli, furetti, tartarughe d’acqua, animali esotici). Ma vi sono anche animali cosi detti “da reddito” , come cavalli, galline, mucche, e milioni e milioni di animali selvatici e del bosco. Tutti loro “domani notte, la notte di San Silvestro, quella che per noi umani rappresenta il passaggio da un anno all’altro, vivranno un vero incubo, un incubo nel quale almeno 5.000 di loro perderanno la vita”. Al momento, secondo l’Associazione, sono più di ottocento i comuni che hanno emesso ordinanze restrittive relative all’uso dei botti di capodanno, di questi 300 hanno emesso ordinanze di divieto totale con sanzioni che vanno dai 25 ai 500 euro.
Ma, nonostante l’importante segno di civiltà dato dalle amministrazioni che li hanno vietato altrove i botti ci saranno ancora, come tutti gli anni. E come tutti gli anni, il primo di gennaio si farà la conta di morti e feriti, come se si trattasse di una notte di guerra. “Siamo felici di questa che possiamo definire come una valanga di buon senso- dice Lorenzo Croce- continueremo la campagna anti botti per tutto l’anno, sappiamo che la strada è ancora lunga, ma siamo certi di andare nella giusta direzione, non solo per salvare gli animali vittime dei botti, ma anche migliaia di bambini, anziani e cardiopatici che vivono ore di vero terrore a causa di questi insensati botti notturni”. Questi argomenti sono da soli sufficienti a stabilire che questa questione è di fatto un’emergenza di ordine pubblico, prima ancora che una questione di sensibilità. Nel frattempo, ecco come proteggere i nostri amici pelosi nella notte più pericolosa dell’anno.
Telefono anti botti dell’Aidaa: 3478883546, servizio disponibile fino alle 22 di sabato 31 dicembre per richiedere consigli e indicazioni sui comuni dove vige il divieto di sparare botti di capodanno e fuochi artificiali.
Per firmare la petizione clicca qui.
Roberta Ragni