Continua a crescere la curiosità sull'esito dell'esperimento che potrebbe dimostrare la corretta funzionalità dell'E-Cat
All’indomani del test a porte chiuse sulla fusione fredda, effettuato nei pressi di Bologna, si cerca di saperne di più. Davvero l’E-Cat costituirà la soluzione a tutti i mali, almeno sotto il profilo energetico? Ce lo chiediamo in tanti.
Lo scorso 28 ottobre intanto pare che l’esperimento sia andato a buon fine, convincendo l’acquirente statunitense misterioso, rappresentato dall’ingegnere Domenico Fioravanti, nonostante un problema tecnico abbia costretto a far funzionare l’E-Cat a metà regime. Lo ha assicurato anche Daniele Passerini, l’unico blogger autorizzato ad assistere.
Il risultato è riassunto in queste cifre: 2,635 kWh per una potenza media di circa 470 kW in cinque ore. Ma rimangono ancora tanti dubbi. Qual è ad esempio l’ingrediente segreto?
Valerio Rossi Albertini, fisico nucleare del Cnr, ai microfoni del TG2 (costretto a rimanere fuori essendo stata venduta l’esclusiva alla AP) ha spiegato che nonostante quella della realizzazione della fusione fredda potrebbe essere una gran bella notizia, occorre andarci cauti: “È presto per dire di crederci o no. In assenza di dati certi, uno scienziato non si può pronunciare. Sicuramente ci sono delle evidenze sperimentali in questi ultimi 20 anni, si stanno verificando dei fenomeni che sono classificati in maniera consueta come fusione fredda e che esulano un po’ dalle teorie ortodosse canoniche“.
Secondo l’esperto del Consiglio Nazionale delle Ricerche “se fosse vero sarebbe la madre di tutte le rivoluzioni energetiche perché avremmo energia a basso costo e con una disponibilità quasi illimitata“.
Intanto Rossi risponde sul blog del Journal of nuclear Physics continuando a trincerarsi dietro il segreto industriale.
Francesca Mancuso
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