Iniziata la conta dei danni in Liguria e in Toscana, dove si tirano le somme sul dissesto idrogeologico. Ecco i commenti di alcune associazioni e del Ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo
Sei morti e sette dispersi. Questo ad oggi il bilancio dell’alluvione che si è abbattuto questa settimana tra la Liguria e la Toscana. Raggiungere le Cinque Terre e la Lunigiana è diventato ormai impossibile da terra. L’evacuazione di paesi come Monterosso è stato effettuato addirittura tramite elicottero per le frane e il dissesto idrogeologico che lo hanno reso inagibile.
E mentre continua la conta dei danni e il governatore della Liguria Claudio Burlando ha già dichiarato lo stato di emergenza, arrivano i primi commenti dalle associazioni ambientaliste e del Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo.
Ha detto il Ministro: “Ciò che è accaduto è l’ennesima, e temiamo non ultima, conseguenza di una condizione di dissesto del territorio che da decenni causa sciagure e lutti nel nostro paese e che per tanti anni non è stata affrontata come la sua evidente gravità richiedeva. In queste vicende c’è sempre un margine di imponderabile e l’intensità delle precipitazioni nelle zone colpite rappresenta un evento eccezionale”. Ma secondo Coldiretti la causa, oltre alle ingenti piogge, è da imputare al rischio in cui versano un gran numero di comuni italiani.
A confermarlo è stato anche la Prestigiacomo, che ha parlato di interventi prioritari in queste aree: “Esistono comunque situazioni note di pericolo, mappe del rischio chiare, priorità individuate. Su queste realtà si deve intervenire come previsto dal piano straordinario per il dissesto idrogeologico, finalmente varato, ormai quasi 2 anni fa, definito attraverso accordi di programma con tutte le regioni, e che va realizzato attraverso risorse immediatamente spendibili. È una esigenza ed una emergenza per il paese. L’abbiamo resa una priorità operativa che deve essere attuata con la massima celerità possibile e con i fondi programmati, che peraltro realizzeranno solo un primo step di interventi”.
E il WWF ne parla in termini di “tragedia annunciata” a causa “dell’assenza di un presidio sul territorio in grado di prevenire i disastri ambientali del dissesto idrogeologico ed evitare una nuova conta delle vittime”. E ancora una volta chi paga dazio sono “i cittadini che scontano sulla propria pelle perché alla cementificazione selvaggia, che passa ‘inosservata’ ai controlli degli enti locali e delle Autorità competenti e che viene puntualmente graziata dai condoni dei Governi” cui “si aggiunge la ‘colata’ di interventi edilizi autorizzati in aree a rischio che invece andrebbero liberate con i dovuti abbattimenti”.
Ma perché il WWF parla di disastro annunciato? Secondo l’associazione “quello a cui stiamo assistendo in queste ore in Liguria e nel resto del Nord Italia è un nuovo dramma ecologico ed umano, che replica quanto successo appena qualche giorno fa in Campania e nel Lazio. La Liguria, in particolare, rappresenta un caso esemplare della miopia istituzionale sull’attività di prevenzione e tutela del territorio. Proprio qualche mese fa, infatti, la Regione Liguria ha approvato un provvedimento (Regolamento regionale n.3/2011, pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Liguria del 20 luglio 2011) che ha ridotto da 10 a 3 metri le distanze minime di edificazione vicino ai corsi d’acqua”.
Un invito alla riflessione è lanciato anche dal presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, che ieri è intervenuto sulla questione maltempo e sulla tragedia che ha colpito Liguria e Toscana: “Le recenti e drammatiche vicende legate al maltempo e al dissesto idrogeologico impongono una seria riflessione rispetto alle azioni concrete da intraprendere per dare risposte efficaci alla cittadinanza ma anche una netta inversione di tendenza rispetto ai tagli sulle politiche ambientali e alla difesa del suolo. La sconsiderata gestione della sicurezza idrogeologica continua a farsi dettare le priorità dall’industria dell’emergenza, con il risultato di costi insostenibili per le popolazioni, senza ottenere alcun risparmio per le casse pubbliche, che dovendo risanare spendono molto più di quanto avrebbero speso se avessero prevenuto”.
E non c’è tempo da perdere, soprattutto considerando che negli ultimi anni si è verificato un numero sempre crescente di catastrofi ambientali e di tragedie che potrebbero essere evitate: “C’è bisogno di agire rapidamente e con interventi concreti per mettere in sicurezza il nostro territorio e la cittadinanza – ha continuato Cogliati Dezza – Dobbiamo fare un passo avanti che superi l’eterna programmazione degli interventi e cominciare ad agire ora, restituendo i fondi al ministero dell’Ambiente per realizzare il massimo a partire da opere anche piccole ma necessarie“.
E non è mancato neanche il commento dei Circoli dell’Ambiente che tramite il Presidente Alfonso Fimiani ha puntato il dito contro la politica: “Con quante vite dovremo ancora pagare l’incapacità della politica di porre in essere quegli interventi strutturali necessari? Il rischio idrogeologico è una vera e propria piaga per la nostra Penisola e quasi il 70% dei nostri Comuni, secondi i dati ISPRA, deve affrontare questa problematica in maniera più o meno grave. Non è eticamente tollerabile dover attendere ogni anno la stagione invernale per dover fare la conta dei caduti: ogni emergenza costa, in termini monetari, otto o dieci volte più dell’azione che potrebbe evitarla. Ed in ogni caso, non si può dare un prezzo alla vita anche di una sola delle vittime di frane, alluvioni e quant’altro”.
“Ora è il momento di cambiare la cultura ambientale – ha continuato – La necessità di mettere in campo azioni di sviluppo sostenibile diventa sempre più impellente. Bisogna investire sulla prevenzione ed invece la politica va in tutt’altra direzione: moltissimi enti locali, che in un momento di crisi come quello attuale si sono visti decurtare i fondi, invece di tagliare consulenze e clientele varie, hanno ben pensato di eliminare vigilanza e controllo sul pericolo-incendi e sul rischio-alluvioni. Questi amministratori dovrebbero pagare non solo politicamente, con la sonora bocciatura alle urne, ma anche di fronte alla giustizia in sede penale”.
Francesca Mancuso