Fotovoltaico: spunta l’ipotesi di condono per gli impianti illegali

Spunta l'ipotesi di un condono per gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonte rinnovabile costruiti illegalmente

Spunta l’ipotesi di un condono per gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonte rinnovabile costruiti illegalmente.

Negli ultimi giorni, infatti, si è parlato di una proposta di condono che, arrivata sul tavolo del Ministro Romani dal dicastero delle Politiche Agricole, avrebbe potuto essere inserita nel decreto sviluppo. Secondo quanto riportato sabato dal quotidiano “Corriere della Sera“, infatti, la proposta di condono prevederebbe una sanatoria generale, una “pietra tombale”sugli abusi commessi per accaparrarsi i lauti incentivi statali per le energie rinnovabili previsti dal Conto Energia. Lo stesso quotidiano, tuttavia, ammette che non ci siano ragioni plausibili perché il condono sia effettivamente approvato, né di tipo tecnico né, tantomeno, di tipo etico.

La legalizzazione di impianti illegali, infatti, non servirebbe a far raggiungere all’Italia gli obiettivi sulle rinnovabili assegnati in sede europea, Il silenzio-assenso che sarebbe previsto dall’emendamento non è applicabile quando in ballo ci sono le questioni ambientali e gli obblighi di «Via», la valutazione di impatto ambientale. La norma, pertanto, sarebbe incostituzionale.

Anche le entrate fiscali sarebbero poca cosa. Perdonare abusi edilizi, o amministrativi (come le truffe ai danni dello Stato) o addirittura penali, sarebbe davvero troppo, ammette il Corriere della Sera, specie in momenti delicati e di crisi economica in cui, invce, serve una certa coesione sociale ed il rispetto delle regole. Secono il quotidiano, comunque, parrebbe che il Minstero dello Sviluppo Economico sia orientato ad esprimere parere negativo sull’approvazione dell’emendamento.

Durissima la reazione di Assosolare, l’associazione di imprenditori del fotovoltaico che in una nota esprime tutte la sua contrarietà: “Assolare condanna con fermezza il possibile condono per gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili che secondo quanto riportato dal Corriere della Sera è stato proposto dal Ministero delle Politiche Agricole. Ci chiediamo come sia possibile condonare le illegalità, soprattutto in un comparto come quello delle rinnovabili che avrebbe tanto bisogno di politiche di sviluppo a medio e lungo termine ad oggi assenti e non invece di scorciatoie che fanno male al settore e al Paese. ” “Un atteggiamento ancor più inspiegabile“-continua la nota- “Se si considerano i recenti provvedimenti a danno della parte “sana” del settore che lavora e produce a vantaggio di tutto il sistema Paese. Il doveroso supporto all’energia pulita in Italia passa da misure serie che diano impulso a veri progetti imprenditoriali e condannino senza sconti illegalità e abusi a danno del territorio. Invece di favorire i furbi, auspichiamo che si acceleri sulla strategia energetica nazionale in cui ci auguriamo che le rinnovabili avranno un ruolo di primo piano. In questo senso, Assosolare darà domani il suo contributo portando in audizione al Senato le proprie proposte concrete per la definizione della Strategia Energetica nazionale e di un piano di lungo periodo per le energie rinnovabili in Italia”.

L’idea del condono arriverebbe, infatti, dal Ministro delle Politiche Agricole, Saverio Romano e riguarderebbe tutti gli impianti da energie rinnovabili per la produzione di energia elettrica costruiti senza autorizzazione o la cui autorizzazione o denuncia di inizio attività stia per essere annullata, in sede giudiziaria o amministrativa. I vantaggi maggiori sarebbero per i costruttori di impianti fotovoltaici, realizzabili in tempi più brevi rispetto ad impianti eolici o a biomasse. I progetti sarebbero “sistemati” e sanati con il pagamento di una penale (peraltro irrisoria) di 10 euro per ogni chilowatt installato. Secondo le stime fatte dall’Autorità per l’Energia sono circa 22mila i progetti che non hanno ancora ricevuto un’autorizzazione. Richieste pari a 150mila MW di potenza elettrica, circa il triplo della domanda di elettricità del paese. L’assurdità, poi, è che in caso di pagamento il proprietario dell’impianto non sarebbe perseguibile per reati edilizi e paesaggistici.

Non è un caso, dunque, che siano piovute critiche alla proposta da ogni dove, ad esempio dal Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi, che si battono anche contro gli impiant autorizzati, figurarsi con quelli illegittimi. Per quanto riguada il fotovoltaico, poi, il Movimento Salvaalcoa ha scritto al governo per far presente il “rifiuto totale di un’ipotesi di questo tipo e per una volta siamo d’accordo con chi in questi mesi ci ha detto e ripetuto alla nausea che tutti gli impianti approvati lo devono essere nel rispetto delle regole”.

Molto duro duro Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, “nessun condono è ammissibile per chi specula sull’ambiente e il territorio” sottolinea, e parla di un “provvedimento scandaloso a favore di furbetti e malfattori francamente insopportabile. Questo provvedimento sarebbe dannosissimo per il nostro Paese, perché oltre a favorire chi ha realizzato impianti fotovoltaici – soprattutto a terra – in modo illegale e irregolare, in aree agricole e di pregio ambientale, sanerebbe reati edilizi, paesaggistici e ambientali in cambio di una semplice oblazione. Ci appelliamo – conclude Cogliati Dezza – ai ministri dell’Ambiente e dei Beni Culturali affinché vigilino e intervengano per scongiurare questo atto scandaloso”.

Sul piano più strettamente politico è intervenuto nel dibattito il senatore dell’opposizione Francesco Ferrante:È di tutta evidenza un provvedimento ad hoc per chi ha deliberatamente aggirato la legge, intascando furbescamente gli incentivi che hanno invece permesso di lanciare uno dei settori più dinamici della nostra economia. Il Governo”- continua il senatore Ecodem- “Invece di premiare i truffatori, dovrebbe decidersi a emanare quei decreti che servono a dare certezze agli operatori onesti, e affrontare seriamente il problema degli accumuli (pompaggi e batterie) senza i quali non si può adeguare la rete alle esigenze delle rinnovabili. Ma non vogliamo credere – conclude Ferrante, scettico sulla definitiva approvazione del condono – che il ministro Romani si pieghi alle richieste dell’indagato Romano”.

Siamo del tutto contrari, soprattutto in questa fase economica, a una moratoria nella realizzazione di qualunque impianto fotovoltaico ipotizzata di recente in alcune dichiarazioni riprese dalla stampa – commenta Filippo Levati presidente del Comitato IFI che “ha sempre sostenuto la necessità di sviluppo del fotovoltaico secondo una logica distribuita, dove i grandi impianti siano realizzati solo in aree adatte, come quelle ex industriali o anche aree agricole, per esempio pubbliche, purché questo porti del beneficio alla comunità, a partire dalle casse comunali così provate dai recenti tagli alle amministrazioni locali. I luoghi prescelti per i grandi impianti devono poi essere dotati delle infrastrutture opportune e soprattutto con una rete di trasmissione adeguata, dove l’energia prodotta sia trasportata e utilizzata in modo efficace e intelligente, senza sprechi. Questo non significa quindi bloccare indiscriminatamente tutti i grandi impianti. Il settore ha subito troppe battute d’arresto e la moratoria ipotizzata sarebbe disastrosa per un mercato che deve rappresentare un asset competitivo fondamentale per il futuro del sistema paese. Le già scarse risorse del nostro Paese vanno quindi indirizzate in modo selettivo per supportare l’industria nazionale e la sua crescita, invece di disperdere a pioggia i contributi senza guardare ai ritorni concreti per l’economia reale basata sull’industria ed i benefici per la nostra comunità. Questo in particolare per quelle risorse discrezionali, come gli incentivi al fotovoltaico, raccolte grazie ai contributi in bolletta dei cittadini e delle imprese italiane che non sono oggi ancora sufficientemente indirizzate per finanziare il sistema italiano”.

Che credibilità può avere di fronte agli investitori internazionali un Esecutivo che prima introduce norme, punitive e retroattive, che ostacolano lo sviluppo delle rinnovabili, e poi fa balenare soluzioni pasticciate che finirebbero solo per ritorcersi contro il settore?”- Tuona così Asso Energie Future, associazione per lo sviluppo delle fonti di energia sostenibile, all’ipotesi di introdurre nel Decreto sviluppo un condono tombale sugli impianti delle rinnovabili: “Dopo mesi in cui abbiamo assistito a strumentali proclami in difesa dell’agricoltura e del paesaggio, sfociati in una legge dannosa come il decreto Romani – protesta il presidente Massimo Daniele Sapienza – ora rischiamo che un ‘comma Romano’ faccia solo tanto rumore a discapito degli operatori che da mesi costantemente chiedono solo una cosa: regole certe e stabili.

Se è vero che le norme attuali sono un problema, non è con un colpo di spugna che lo risolveremo”. Anche l’ipotesi “di fare cassa con una misura così devastante – prosegue Sapienza – è discutibile: quello che è certo è che getterà nuovo scompiglio in un settore in cui il governo non ha certo contribuito a dare certezze agli investitori”. Secondo l’associazione, “non si possono cambiare le legislazioni nazionali ogni pochi mesi. Non si può paventare un quinto Conto energia quando ancora non si sono spente le polemiche per il quarto. Non si possono cambiare le regole sulle autorizzazioni in corsa e non intervenire mai sui ritardi di tutte le pubbliche amministrazioni coinvolte”. Gli operatori del settore “che hanno investito ed operato onestamente – conclude Sapienza – chiedono che si ripristini il quadro di legalità interrotto dal decreto Romani. Chiediamo norme bipartisan condivise da tutti per ridare credibilità al Paese, non tentativi di colpi di spugna”.

Ma in Italia esiste ancora una credibilità internazionale dell’Esecutivo?

Andrea Marchetti

 

 

 

 

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram