Open source: addio Dennis Ritchie, il papà di C e Unix

Dennis MacAlistair Ritchie, uno dei più grandi pionieri dell'hi-tech che ha contribuito a plasmare gran parte delle tecnologie contemporanee, se n’è andato 6 giorni fa all'età di 70 anni dopo una lunga malattia. Peccato che la notizia si sia diffusa in rete solo ieri, senza grande clamore, senza manifestazioni accorate di cordoglio, se non tra gli addetti ai lavori.

Dennis MacAlistair Ritchie, uno dei più grandi pionieri dell’hi-tech che ha contribuito a plasmare gran parte delle tecnologie contemporanee, se n’è andato 6 giorni fa all’età di 70 anni dopo una lunga malattia. Peccato che la notizia si sia diffusa in rete solo ieri, senza grande clamore, senza manifestazioni accorate di cordoglio, se non tra gli addetti ai lavori.

È morto tre giorni dopo Steve Jobs, ma i media erano ancora alle prese con il funerale mediatico del cofondatore della mela di Cupertino per accorgersene. Perché Ritchie non era un venditore, né un ammaliatore di folle. Era un uomo riservato e piuttosto schivo, che non amava le pubbliche apparizioni, a differenza . Nessun discorso a giovani neolaureati, né slogan da ripetere all’infinito sulle bacheche. E nemmeno manifesti pronti a tappezzare le nostre città per dirgli addio. Eppure senza di lui non esisterebbero Linux, né Windows e neppure Mac Os X.

Questo “genio”, questo “guru”, questo “visionario” dell’informatica era l’inventore del linguaggio C ,il cosiddetto K&R , progettato all’inizio degli anni Settanta, punto di riferimento per elaborare C++, Javascript, Perl, Php, Processing e altre piattaforme. Una sorgente infinita per altre iniziative, come le Berkeley software distribution (Bsd), e punto di partenza per sistemi operativi come Aix di Ibm, Ux di Hewlett Packard, Solaris di Sun, Sco di Tsg Group. Solo chi conosce questi linguaggi di programmazione ne può comprendere la complessa bellezza.

L’invenzione del linguaggio di programmazione C è stato fondamentale, inoltre per la messa a punto di Unix. Il C, sviluppato da Thompson e Ritchie nell’arco, 1969-1973, ha permesso di portare il kernel su piattaforme diverse dall’originario PDP-7, costituendo di fatto il primo software della storia ad essere in grado di funzionare in ambienti totalmente diversi. Assieme al kernel, ossia il nucleo del sistema operativo, Unix è stato corredato di una serie di applicazioni standard per la gestione dei file e degli utenti, che continuano ad essere usati nei sistemi operativi moderni.

Insomma, tra i “figli” di Ritchie c’è anche il primo sistema operativo open source, che verrà poi utilizzato negli anni ottanta anche dallo stessov Steve Jobs come base per i prodotti della Apple e da Linus Torvalds per creare una versione open source, nota come Linux. Ritchie, insomma, è stato tutto e di più nel suo settore, giocando un ruolo centrale nel plasmare il mondo moderno, creando le architetture software e gli strumenti utilizzati per sviluppare computer, Internet e persino gli smartphone di Jobs.

Magari sarebbe stato il caso di sfornare dai circoli di Sinistra Ecologia e Libertà un bel «Ciao Ritchie», senza dover vedere la mela della Apple insieme al simbolo di Sinistra e libertà sui muri di Roma. Perché, come ricorda Vendola dalla sua pagina facebook, “il genio di Steve Jobs ha cambiato in modo radicale, con le sue invenzioni, il rapporto tra tecnologia e vita quotidiana. Tuttavia fare del simbolo della sua azienda multinazionale – per noi che ci battiamo per il software libero – un’ icona della sinistra, mi pare frutto di un abbaglio”.

E chi ha gettato le basi per questo software libero più di Ritchie? Eppure questo nome risuonerà solo tra glia addetti ai lavori, perché la sua morte è solo una notizia settoriale. Ma chiunque stia programmando sa bene che sta costruendo sopra quello che ha costruito Richie.

Addio dmr.

Roberta Ragni

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