Nonostante la capitale del Giappone si trovi a oltre 200 chilometri dalla centrale di Fukushima e nonostante siano trascorsi più di 7 mesi, alcune zone di Tokyo risultano contaminata: in particolare altissimi livelli di radioattività sono stati registrati nel quartiere Setagaya. Qui i livelli di contaminazione risulterebbero addirittura superiori a quelli registrati nella zona di Fukushima intorno alla centrale.
Nonostante la capitale del Giappone si trovi a oltre 200 chilometri dalla centrale di Fukushima e nonostante siano trascorsi più di 7 mesi, alcune zone di Tokyo risultano contaminata: in particolare altissimi livelli di radioattività sono stati registrati nel quartiere Setagaya. Qui i livelli di contaminazione risulterebbero addirittura superiori a quelli registrati nella zona di Fukushima intorno alla centrale.
Durante un’ispezione, infatti, su un tratto di marciapiade di una strada residenziale di Tokyo i livelli di radioattività avrebbero raggiunto i 3.35 microsievert.
“Siamo scioccati nel vedere tale livello di radiazione elevata è stata rilevata nel nostro quartiere. Non possiamo lasciarlo così com’è” ha dichiarato allertato il sindaco del quartiere Nobuto Hosaka. Il fatto però che l’area contaminata sia così circoscritta farebbe escludere che la causa sia l’incidente di Fukushima. Si pensa invece che questi valori possano provenire da alcune bottiglie di vetro contenute in una scatola di cartone rinvenute in una cantina che avrebbero accumulato pioggia contaminata. Il Governo, insomma continua a minimizzare.
Il fatto però è che questo non è l’unico “focolaio” radioattivo. Anche in altri punti del Giappone, a partire dalla città di Yokohama, sono stati riscontrati altri hot spot allarmanti. Nella prefettura di Chiba, ad esempio, in un parco per bambini in Funabashi sono stati rilevati livelli di radioattività pari addirittura a 5.82.
«Questi nuovi test mostrano che la dispersione del materiale radioattivo fuoriuscito dalla centrale di Fukushima è più ampia e più grave di quanto si pensasse. – commenta Salvatore Barbera, responsabile della Campagna nucleare di Greenpeace Italia – Il fatto che le autorità locali stiano cercando di decontaminare la zona usando idranti ad alta pressione, disperdendo ancor più il materiale radioattivo invece di rimuoverlo, è il segno che non hanno ricevuto il necessario supporto dal governo centrale e che stanno operando senza seguire le normali linee guida in caso di contaminazione nucleare.»
Il bello è che, stando alle intenzioni del Primo ministro Noda, molto probabilmente i reattori nucleari verranno rimessi in funzione presto, prima che venga completata l’investigazione sulle cause della tripla fusione del nocciolo avvenuta a Fukushima.
«Il rapporto Energy [R]evolution, presentato da Greenpeace a metà settembre, mostra che il Giappone è in grado di abbandonare completamente l’energia nucleare già dal 2012 senza venir meno ai propri obiettivi di riduzione di gas serra. Una vera rivoluzione energetica è l’unica via per il Giappone, come per il resto del mondo, per abbandonare definitivamente l’energia dell’atomo e garantire sicurezza energetica basata su fonti di energia sicure e pulite.» conclude Barbera.
Simona Falasca