Si è aperto un nuovo buco dell’ozono anche nella zona artica. Si tratta di un fenomeno insolito, sia perché è avvenuto nel polo Nord, sia perché ha dimensioni enormi: pari a tre volte la superficie della Germania.
Si è aperto un nuovo buco dell’ozono anche nella zona artica. Si tratta di un fenomeno insolito, sia perché è avvenuto nel polo Nord, sia perché ha dimensioni enormi: pari a tre volte la superficie della Germania.
Provocato da un freddo particolarmente accentuato nell’Artico, il buco si è spostato per un paio di settimane sopra i cieli dell’Europa dell’Est, della Russia e della Mongolia, dove le popolazioni locali sono state esposte per diversi giorni a livelli elevati di raggi ultravioletti.
In pratica, la presenza di questo buco che si forma nella stratosfera (che normalmente filtra i raggi ultravioletti) impedisce di filtrare i raggi dannosi e ciò aumenta la possibilità di danneggiare la vegetazione e gli esseri umani, causando in particolare tumori della pelle e cataratte.
“Per la prima volta – come riporta uno studio pubblicato sulla rivista scientifica britannica Nature – la diminuzione è tale perché si possa ragionevolmente parlare di buco dell’ozono in Artico”.
Effettivamente però, già a marzo l’ESA aveva messo in guardia sulla “perdita record di ozono sull’Artico” con livelli minimi dal 1997.
Ma come mai si verifica proprio ora un ingrandimento del buco?
La stratosfera è attaccata specie nei due Poli in inverno e in primavera, in particolar modo per colpa dei clorofluorocarburi (CFC) causati – specie in passato – da alcune attività e prodotti usati comunemente dall’uomo: condizionatori, frigoriferi, bombolette spray, ecc.
In più, il freddo intenso e improvviso sembra favorire in modo evidente e sostanziale la distruzione dell’ozono.
Verdiana Amorosi