Sfruttare la fusione nucleare, energia inesauribile e senza scorie, rappresenta il sacro Graal dell'energia a lungo vaneggiato dai fisici di tutto il mondo a partire dagli anni '50. Una soluzione che potrebbe risolvere tutti i problemi energetici mondiali, visto che si calcola che un ipotetico reattore potrebbe generare 500 milioni di watt per ogni 50 MW di energia immessa—10 volte di più.
![nuclear-fusion](https://www.greenme.it/wp-content/uploads/2011/09/nuclear-fusion.jpg)
Cifre che nessuna centrale potrebbe mai neppure sognare. Se ne è dibattuto a lungo a livello accademico, ma ora sembra che il sogno di sfruttare l’energia che alimenta il sole e le stelle inizi a muovere i primi passi verso una reale concretizzazione. La strada, però, è tutta in salita.
Gli esperti hanno sempre saputo che la fusione nucleare sarebbe stata molto più redditizia e meno pericolosa della fissione, ma si sono concentrati a partire dal secondo dopoguerra su quest’ultima per la sua relativa facilità di realizzazione: “tutto ciò che serve è solo una sufficiente disponibilità in natura di materiale radioattivo e plasmarlo in una forma adeguata”, spiega il Professor David Whitehouse sull’Huffington Post.
La fissione di uranio e plutonio “è una tecnologia di successo”, mentre la fusione, che può essere ricreata utilizzando gli isotopi dell’idrogeno (cugini chimici dell’idrogeno, come il deuterio) estratti dall’acqua di mare, è molto più complicata. Ma le scorie della fissione sono radioattive, inquinano, fanno ammalare, uccidono. L’energia che viene dalla fusione di due nuclei atomici invece no. Ed è per giunta potenzialmente illimitata. Per semplificare all’estremo il meccanismo, nella fusione nucleare il calore, come nei tradizionali reattori a fissione, trasforma l’acqua in vapore, che aziona le turbine per generare elettricità, o viene utilizzato per produrre combustibili per il trasporto o per altri usi.
Al momento il progetto più avanzato verso la realizzazione di energia elettrica da fusione è ITER: uno sperimentale reattore commerciale a fusione termonucleare (basato sulla configurazione di tipo tokamak) per definire i parametri gamma. Collocato nel sito di Cadarache (Francia), ITER creerà il suo primo plasma intorno al 2020, ma saranno necessarie ulteriori la ricerche per altri 15-20 anni. ITER è un progetto internazionale cooperativo tra Unione Europea, Russia, Cina, Giappone, Stati Uniti d’America, Corea del Sud e India.
Ma “mettere l’energia del sole in una scatola –spiega Whitehouse- è un obiettivo audace, soprattutto quando non sappiamo come progettare la scatola. Abbiamo camminato sulla luna, sequenziato il genoma umano, inventato internet, allora perché la fusione a scopo commerciale ci sfugge? I pochi progetti scientifici, ancora in corso da oltre sessanta anni, non sono vicini a una conclusione. Forse per un mondo inondato di petrolio non ha avuto l’urgenza che avrebbe potuto avere, o forse non è stata gestita con forza come avrebbe dovuto essere, o finanziata tanto quanto necessario. Forse non sarà mai possibile farlo commercialmente”. Forse.
O forse le ricerche andranno avanti e la fusione nucleare cambierà tutto, regalandoci tanta energia pulita e sicura (il reattore può infatti funzionare solo se mantenuto sotto controllo, altrimenti si spegne immediatamente) e un mondo libero dalla geopolitica del petrolio, dall’inquinamento di carbonio, dall’insostenibilità ambientale delle fonti fossili. E anche dalle continue minacce delle armi nucleari, visto che il reattore per fusione, a differenza di alcuni tipi di reattori a fissione, non ha alcuna utilità nella produzione di combustibili a fini bellici. L’energia a fusione, poi, usa il deuterio che in natura è reperibile negli oceani, fatto questo che potrebbe, almeno in parte, contrastare l’aumento di conflitti globali per l’accaparramento di fonti energetiche naturali.
Uno scenario idilliaco e incantevole che l’energia da fusione potrebbe rendere reale. O almeno si spera.