E' stato inaugurato a Massa Martana, a seguito dell'accordo raggiunto tra Angelantoni Industrie e il gruppo Siemens, il nuovo impianto che si occuperà della produzione dei nuovi ricevitori solari
Accumulare il calore generato in appositi serbatoi di stoccaggio per fornire energia elettrica anche nelle ore notturne o in situazioni di scarsa luminosità. Il tutto a un costo ragionevole. È questa la sfida che il progetto Archimede, lanciato all’Enea dal Nobel Carlo Rubbia nel 2000, è riuscito a vincere.
Tradotto prima in un impianto termodinamico a concentrazione, Concentrating Solar Power (CSP), a Priolo, Archimede, che puntava fin dall’inizio a superare tutte le altre tecnologie simili, mediante lo sviluppo di un tubo ricevitore capace di andare a 550 gradi, e a un fluido fatto di sali fusi, adatti a essere conservati (a centinaia di gradi) in speciali contenitori, diventa una fabbrica.
Si chiama Archimede Solar Energy (Ase) e produrrà tubi ricevitori a sali fusi per gli impianti di tutto il mondo.
Il “taglio del nastro” a Massa Martana, in Umbria. È qui che è stato realizzato, in tempi brevissimi, lo stabilimento all’avanguardia sulla frontiera del solare termodinamico a concentrazione, nato dalla joint venture tra Angelantoni Industrie (55%) e Siemens (45%). Al suo interno, macchinari interamente customizzati e processi innovativi che occuperanno 200 persone. La produzione comincerà con una capacità annua di 75 mila ricevitori, e potrà essere in seguito aumentata a 140 mila.
All’inaugurazione dell’impianto, nato grazie ad investimento di oltre 50 milioni di Euro, hanno partecipato, tra gli altri, anche Carlo Rubbia e la presidente degli industriali Emma Marcegaglia.
“Nel momento in cui parliamo di crescita zero, tenere a battesimo iniziativa come questa è un fatto molto positivo, bello. Nonostante l’Italia abbia molti problemi, ha anche tante energie, gente seria che fa della tecnologia e della ricerca il proprio obiettivo”, ha detto la Marcegaglia. “Rinnovabili ed efficienza energetica – conclude il Presidente di Confindustria – possono essere occasione di sviluppo e creazione di occupazione ma servono un quadro normativo certo e trasparente (nessuno può investire se le normative cambiano continuamente) e un’incentivazione che premi di più le tecnologie innovative”.
Questa è l’Italia che vogliamo, un’eccellenza nella produzione di energia da fonti rinnovabili e nella green economy.